Ci sono tutù e tutù.
E poi c’è The Tutu Project.
di uomini in tutù che non fanno ridere
29 mercoledì Ago 2012
Posted j'adore
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E poi c’è The Tutu Project.
28 martedì Ago 2012
Posted gigionismi, inutilità in libera uscita, j'adore, mai più senza
inNo, vabbe’. In rete scopro che c’è chi produce, a mano, le bacchette magiche.
Cioè dire, figooo!
Cioè dire, tra un po’ è il mio compleanno.
Cioè dire (se cito Lapo così spesso si farà venire in mente di farmi pagare i diritti, lasciam perdre), il mondo è ancora un bel posto dove vivere.
27 lunedì Ago 2012
Posted scoperte settimanali
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•Si può passeggiare per il brevissimo corso di un paesino molto turistico, farcito di negozi di paccottiglia più o meno dignitosa, e trovare, nell’ultimo negozio, quello senza pretese, vicino alla porta della città, il paio di scarpe del secolo.
Adesso devo solo trovare un parente da plagiare affinché si sposi in primavera. Il mio paio di scarpe non può stare nella scarpiera a vita, mi pare un motivo più che valido per sposarsi, no?
Cari sposi, sarebbe gradito impiantito piano e ben pareggiato, grazie. Se mi fate trovare il brecciolino o chiese inerpicate su salite in sampietrini assassini ve giocate il regalo, io ve lo dico. E che Dio ci scampi dalla pioggia.
•Quando si ha il singhiozzo a letto, nel camper, a ogni singhiozzo sussulta tutto il camper -so che l’umanità tutta troverà giovamento da questa scoperta rivoluzionaria, non c’è di che umanità tutta.
•È molto difficile, è davvero molto difficile, anzi, è quasi impossibile sentir chiamare “Marisaaa!” e frenare quella voce interiore che grida un’ordinazione.
•Entrare in certi negozi, vedere certi vestiti, leggere certi cartellini del prezzo mi spiezza la serenità e mi mette ko l’autostima. Mi monta una frustrazione e una scontentezza tale che alla prima libreria a tiro l’acquisto inconsulto è assicurato. Libraio, non c’è tempo da perdere. Veloce, su! Un Vargas Llosa in vena, presto!
•I versi di molti animali, e in particolare di molti uccelli, sanno essere gradevoli la prima mezz’ora -quando ancora rientrano nella novità, quando riscopri con piacere che i piccioni non sono i padroni del pianeta e che tu non sei loro ostaggio.
Dopo sei ore ininterrotte di tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù tu-u-tù io sono pronta a imbracciare lo schioppo, a prendere la mira e a sparare. Tu-u?
•Leggendo Jane Eyre ho trovato una definizione alla mia vocazione stilistica in fatto di abbigliamento. L’immagine cui faccio riferimento nel vestirmi è decisamente quella dell’istitutrice quacchera.
•I clienti di un supermercato dell’Amiata, età media 70 anni, alle 10 di mattina del 14 Agosto sanno essere più aggressivi e più fisici della squadra di All Blacks prima della partita della vita. L’unica differenza dei Total White è che non riconoscono il gioco sleale: sgomitate, spallate, sgambetti, spintoni e falli col cestello con le ruote sono tutte azioni ammesse.
Minacciare la meglio gioventù che fu di arrivare in ritardo al torneo di burraco del circolo per fare la fila al supermercato equivale a concederle licenza di uccidere. Questi sono capaci di finirti sul posto, in tre mosse, tre, e camminare sul tuo corpo esanime perché gli dà noia che tu faccia la fila coprendo lo scaffale dei sughi pronti.
Guardatevi alle spalle e scansatevi prima che sia troppo tardi. E poi non dite che non ve lo avevo detto.
•Una buona depilazione non ha il potere di migliorarti la vita, ma l’autostima sì.
•Chi dice che la ceretta dura un mese ha una percezione del periodo “mese” decisamente diversa dalla mia.
•Certi istruttori hanno un garbo nell’istruire i propri giovani allievi che, a essere nei panni del genitore dei giovani ripresi, non mi farei scrupoli a saltar loro addosso. Perché io sarò ipersensibile, non avrò senso della realtà e andrò troppo per il sottile, ma di scambiare l’irritabilità per professionalità, l’incapacità di esprimersi per lezione di vita e la gratuità per verità che fa crescere, anche no. Perché vorrei vedere quanti gridozzi frustrati e richiami sguaiati sentirei risuonare alla presenza di genitori udenti.
I ragazzi, e i bambini, sono più impreparati a rispondere per la quale a un istruttore con la luna storta. Un genitore che vede il figlio ripreso in malo modo davanti a tutti ci mette un nanosecondo a reagire.
•Tutti in famiglia abbiamo in repertorio qualche scena da film di Monicelli.
•È inutile continuare a perdere capelli. Prima di ritrovarmi senza, sarà il caso di fare le analisi che il dermatologo mi ha prescritto.
•Ascoltare Franco Battiato è quanto di più ispirante ci sia.
•Sette chilometri sanno essere incredibilmente lunghi e intensi quando, in macchina, sono in salita e si snodano in tornanti.
•Conosco decisamente poco gli eventi che si tengono nel paese in cui abito. C’è però una certezza che ne regola la cadenza. Basta che io abbia da scaricare dalla macchina il mondo (sìssì, come definirlo altrimenti?) perché il traffico venga stravolto, i parcheggi spariscano nel raggio di qualche chilometro da casa e l’assetto mondiale si sospenda per l’evento mondiale dell’anno che avrà inizio, manco a dirlo, nell’ora in cui ritorno a casa.
•Si dà per scontata la connessione a internet finché non diventa ballerina.
•Quando io mi allontano dal Cuba Libre per assaggiare altri long drink la delusione è assicurata. Manco il mojito arriva alla semplice completezza del Cuba Libre -faccio però fatica a superare la sensazione che andare in un locale, e pagare, per bere rum e cola sia una scemata.
•Ho sempre pensato che per comprarmi bastasse qualcosa di dolce: una fetta di torta, del cioccolato o dei mignon a caso.
E invece no.
Per comprarmi veramente basta un crostino toscano.
•Partire in vacanza con i propri genitori ed essere quella che sfoggia tutti gli acciacchi fisici non è propriamente la mia idea di gioventù bruciata. Ormai ho un repertorio di torcicollo che se Luciano Onder non mi chiama come esperta in materia m’offendo.
•Quando incontro una persona comunicativa e solare vorrei solo abbracciarla e chiederle se può prendermi con sé e insegnarmi come si fa.
•Datemi un cielo stellato qualsiasi e vi troverò una dozzina di orse maggiori.
•Sentire di non poter essere o avere quello che chi ti vuole bene vorrebbe per te è una brutta bestia. È questo il drago che teneva imprigionate le principesse delle fiabe? È questo che crescendo si impara a domare? Parlarne un po’ più chiaro da bambini, no eh?
•Io amo l’essenzialità cui la valigia mi costringe in vacanza. Lasciamo perdere che riesco comunque a infilare qualcosa di inutile e inutilizzato in ogni bagaglio (sìssì, anche in quello rachitico della Ryan Air), ma vivere per giorni con quel poco che mi serve (quel poco ponderato, scelto e preparato dopo una selezione che Miss Mondo è nessuno) mi fa sentire leggera e pronta ad accogliere qualcosa di nuovo nella mia vita. È questo quello che mi piace del viaggio, per forza di cose non posso avere tutto con me (tutto quello che costituisce la mia quotidianità) e c’è sempre dello spazio per una novità.
•Rientrare dalle vacanze e risentire il dialetto del paese in cui abito mi demoralizza più di quanto vorrei.
Vorrei essere più forte o più tollerante. E vorrei che facesse freddo, che le finestre fossero chiuse e nessuno si parlasse da una finestra all’altra. Oppure vorrei avere l’udito selettivo, o ascoltare il mondo tradotto in simultanea in toscano -l’ultima che ho detto! Me lo brevetto io l’amplifonne.
24 venerdì Ago 2012
Posted tu Tarzan io cito
inI luoghi comuni sono dannosi in quanto ci fanno credere di descrivere in modo soddisfacente una situazione, mentre invece ne scalfiscono solo la superficie. E se questo ha importanza, è perché il nostro modo di parlare è fondamentalmente legato al nostro modo di sentire, perché il modo in cui descriviamo il mondo deve in qualche misura riflettere il modo in cui prima lo viviamo.
Come Proust può cambiarvi la vita, Alain de Botton
17 venerdì Ago 2012
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Una volta, in treno, non ho trattenuto le lacrime alla lettura di un romanzo del quale non dirò mai il titolo -esatto, mai.
Ovviamente non ero sola nello scompartimento. In effetti, a ripensarci, credo che a spingermi alle lacrime non fosse stato solo quello che avevo appena letto. Sono propensa a credere che l’esasperazione generata dai due fidanzatini pomicioni di fronte a me (tutti io li trovo… professione? Scopritrice di fidanzatini pomicioni) avesse contribuito al mio crollo nervoso. Però parliamone: qualcuno sa spiegarmi perché il rumore di un regionale in corsa copre tutto (la voce di chi ti parla, la musica degli auricolari, la suoneria del telefonino, il filo dei miei pensieri), tranne lo sbaciucchiamento di due fidanzati infaticabili?
Mi sono sorbiita due ore e mezza di viaggio così, piangere è stato il minimo; potrei pretendere di essere ricevuta dal Presidente della Repubblica per non aver buttato fuori i due dal finestrino -essì perché le coppie moleste non sono mica classificabili come oggetti, sbaglio?
Vabbe’, a questa domanda, ho risposto così così, ma chiede davvero troppo. Non mi commuovono molti libri, quelli che riescono nell’impresa spesso hanno anche la complicità del neurone avvilito o dell’ormone frustrato. Comunque ridire cosa mi ha commosso di una lettura mi imbarazza sempre, non ci si può mica sbottonare così facilmente: ci vogliono il posto adatto, le persone giuste e il suo tempo.
16 giovedì Ago 2012
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30 giorni 30 libri, a un cerbiatto somiglia il mio amore, David Grosmann, letture, libri, test, titoli, Vedi alla voce amore
Ci sono tantissimi libri che devo ancora leggere. Per quanto riguarda la letteratura russa sono così indietro che tralascio di scrivere gli autori che non ho ancora letto -non ci sono giustificazioni.
Tra i libri che aspettano sul mio scaffale “da leggere” ce ne sono due di David Grosmann: Vedi alla voce amore e A un cerbiatto somiglia il mio amore. Grosmann mi fa sempre venire voglia di sedermi a gambe incrociate e ascoltare rapita tutto quello che ha da dire, tuttavia non lo trovo sempre facile da capire. Riesco a fatica a leggere dieci pagine scritte da lui, e devo prendere il mio tempo per assimilare quello che racconta e procedere piano altrimenti mi distraggo. Quello che so è che mi porta sempre un po’ oltre rispetto a dove arriverei da sola -è una vera benedizione trovare qualcuno così. L’unico problema è che non trovo che scriva romanzi volti allo svago o alla leggerezza. Rimando ormai da tempo la lettura di questi due romanzi, perché hanno tante pagine, perché già so che non saranno propriamente delle passeggiate di piacere, perché con Grosmann sento sempre il bisogno di avere qualcuno cui leggere quelle frasi illuminanti che scrive -mi si risveglia l’urgenza di condividere ed è frustrante sottolineare e basta. A un cerbiatto somiglia il mio amore è così lungo che mi conviene comunque incominciarne la lettura, qualcuno cui leggere le parti che mi piacciono arriverà col tempo.
15 mercoledì Ago 2012
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Sinceramente non lo so. Prima di avere figli siamo tutti mossi dalle intenzioni più nobili “sceglieranno loro, li lascerò liberi di leggere quello che vogliono,…”, ma già so che alla prima comparsa di pattume rilegato mi chiederò se un metodo educativo più severo avrebbe condotto allo stesso risultato.
Molto probabilmente i miei figli, vedendomi sfogliare ripetutamente i loro libri, capiranno già da bambini il vantaggio di farsi pagare una quota per ogni volume sfogliato; alla maggiore età avranno quanto basta per comprarsi casa e lasciare il nido portandosi via con i sé quei bei libri colorati che piacevano tanto alla mamma, ormai sola e impoverita -vorremo mica sfatare il cliché della mamma colpevolizzante? Naaa, ha funzionato per secoli, perché smettere ora?
14 martedì Ago 2012
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inSe dovessi vantare di aver scritto un libro, vorrei che fosse di svago e disimpegnato. Il desiderio di divertirmi a scrivere e di far ridere è più forte dell’affrontare argomenti complessi -perché so che di sentimenti non so parlare (certe volte si fa fatica pure a viverli, figuriamoci) e il rischio mattone pretenzioso e triste che rifila ovvietà in salsa malinconica è dietro l’angolo. Non vorrei essere troppo poco romantica, ma Il diario di Bridget Jones è decisamente un libro che avrei voluto scrivere. Prima di tutto avrei potuto vedere da un punto di vista comico la mia inesistente vita sentimentale e smettere di prendere troppo sul serio quelle piccole cose che mi fanno male (o almeno fingere -certe volte fingere è già un traguardo). Avrei venduto una marea di copie -nella vita reale manco di concretezza, ma l’idea del successo facile alletta chiunque e Il diario di Bridget è carino e non risponde proprio alla mia idea di fatica sovrumana (ciò non toglie che io non ci sarei arrivata a scriverlo)-; e poi avrei visto Hugh Grant e Colin Firth interpretare i personaggi da me inventati. Hugh Grant e Colin Firth.
Meglio non averlo scritto, adesso starei con lo sguardo spiritato ad abbracciare cavalli per strada.
Accetto il mio umile ruolo di lettrice.
13 lunedì Ago 2012
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inIl piccolo principe – Antoine de Saint-Exupéry
è un libro che mi ha sempre trovata piuttosto scettica. Non l’ho letto da bambina ma più avanti e continuo a chiedermi come si possa pensare che i bambini lo capiscano o lo amino -non è che gli adulti chiedono loro di farlo? A me, poi, quando il concetto di moda (tutti amano Il piccolo principe, Il piccolo principe non si tocca, chi ama Il piccolo principe è una persona sensibile) si applica anche al mondo dell’infanzia, mi viene il nervoso: se non si è liberi nemmeno da bambini, quando?
12 domenica Ago 2012
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30 giorni 30 libri, Alain De Botton, Edmund de Waal, esercizi d'amore, Gregory D. Roberts, letture, libri, Shantaram, test, titoli, Un'eredità di avorio e ambra
Un libro che ho scoperto da poco è Shantaram di Gregory D. Roberts. Mi sorprendo sempre quando scopro un libro che tutti sembrano già conoscere ed esaltare e che io ignoro del tutto -questo spiega l’alta considerazione che ho di me, vabbe’.
Già so che difficilmente ne affronterò la lettura. Qualora avessi mai detto che la lunghezza dei romanzi per me non è un prooblema, ritiro tutto. Più di mille pagine? Ma siamo sicuri che, quello che l’autore aveva da dire, non lo poteva dire in due terzi delle pagine? Sicuri sicuri? S’è capito che io tendo ad avanzare nella lettura col machete? Secondo me, un autore deve essere un dio per non perdere il ritmo (o il polso della storia, come la vogliamo mettere) in più di mille pagine -ci sono fior fiore di scrittori che si perdono in quattrocento.
Un altro libro che ho scoperto da poco e che invece credo di comprare, un giorno, è Un’eredità di avorio e ambra di Edmund de Waal. Che titolo! Che copertina! Che criteri di valutazione!
Se invece parliamo di un libro che ho scoperto e letto (e gradito) da poco, allora direi Esercizi d’amore di Alain de Botton.