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~ nessuna pretesa, solo dubbi

Io boh

Archivi Mensili: gennaio 2015

di cose apprese questa settimana CXXVI

26 lunedì Gen 2015

Posted by io boh in dalla Spagna con spagnolità, scoperte settimanali

≈ 9 commenti

Tag

Aeroporto East Midlands, aggressività, amici, Austenland, autostima, figosità, Jane Austen, startup

foto dalla rete

foto dalla rete

• Questi fighi fighi delle startup, dell’autoimpiego, del “non c’è lavoro, me lo creo io e ve lo racconto così cool che vi sentirete delle nullità e dei perfetti sfigati se continuate a essere disoccupati senza fare una startup innovativa e trend maker” non la raccontano mai tutta.
Il marketing sì, ok. Continuo a far fatica a distinguere tra marketing, paraculismo puro e duro e semplice ipocrisia. E non è per godere degli insuccessi di chi ci prova, è che non mi piace affatto questo modo saccente, compiaciuto e aggressivo di rivolgersi agli altri, tra cui quasi tutti potenziali clienti. Cioè da quando l’umiltà, l’empatia e il tatto sono out?Mi tratti da idiota? Beh, falla prosperare da solo la tua startup, va’.

• L’aeroporto delle East Midlands è una sòla totale. Anzi no, è l’aeroporto di Barbie.

• Quando aspetti una risposta via email per risolvere un problema, non importa il tempo che ci mette quell’email ad arrivare, è sempre troppo. Le newsletter inutili, lo spam e le email fuffa però sempre in orario, eh?

•Restringere la visione di parte delle mie foto di facebook è stata una genialata.
Perché l’idea che “qualcuno” possa vederle, che possa mettervi un like e commentarle è comune a molte (ma anche molti) di noi. Cancellare dagli amici è estremo, o lo fai con chi non hai mai avuto un minimo di rapporto, ma se limito la visione delle foto ai soggetti che appaiono nella foto… Una genialata! E poi mi tolgo di dosso quella sensazione di pubblicare foto per suscitare qualcosa negli altri anche perché le pubblico perché è il modo più veloce per farle arrivare a chi è ritratto.

•Avere degli amici veri serve a tirare su la propria autostima.
Il rincorrere persone che non ne vogliono sapere di te o quelle che sono così indaffarate da non trovare il tempo per scambiare due parole, non aiuta affatto ad avere una buona idea di se stessi. Bisogna proprio scremare tra la gente che si conosce e scegliere quelli che dimostrano di voler avere a che fare con te -e poi bisogna viziare i veri amici: a qualcuno dovrò pur dare l’amore che covo da secoli, no?

 •Non si ripeta, nella storia dell’umanità, l’errore grossolano di mettere Jane Austen in mano agli americani.
Austenland è un’elaborazione sperimentale (agghiacciante) rispetto ai temi e alla letteratura della Austen -inoltre l’idea di dare alle parole della Austen (si fa per dire) quel accento tipicamente emtivuiano è forse un po’ fuori luogo, non dite?
Inutile dire che ciò non mi ha comunque trattenuto dal portarne a termine la visione.

di cose apprese questa settimana CXXV

19 lunedì Gen 2015

Posted by io boh in dalla Spagna con spagnolità, scoperte settimanali

≈ 11 commenti

Tag

anticontraccetivo, bellezza, cookies, Hallelujah, Jeff Buckley, Miranda Hart, mito, ormoni, pubblicità, Skype, vita semplice, youtube

foto dalla rete

foto dalla rete

• Youtube ce l’ha con me e con il mio orologio biologico.
Dev’essere così perché sennò non mi spiego questo infarcire i video che guardo con pubblicità su metodi “concenzionali” (anche se uno è, dalla notte dei tempi), contraccettivi e test di gravidanza. Tra l’altro non capisco nemmeno cosa stia cercando di dirmi ‘sto youtube, cioè chiarisciti le idee prima di propinarmi coppiette sessualmente attive che si baciano e bambini paffuti che mi chiamano mamma: devo o non devo fare un figlio?
Ok, ‘sti cookie hanno capito che sugnu fimmina, ma non è che questo faccia di me il target ideale per questo tipo di pubblicità, insomma! Capito cookie? Ché qui manca non solo a chi annunciare il risultato del test di gravidanza (che al momento potrei prevedere con una percentuale di prenderci del 100%) o con chi cercare di avere un figlio (che i ragazzi che potrei -mai condizionale è stato più azzeccato -frequentare non saprebbero manco fare lo spelling della parola “figlio” -e non gli do manco torto, guarda), ma manca anche con chi non avere un figlio, se è per questo.
E comunque è bieco e sleale fare leva sui miei ormoni.

•Hallelujah -cantata da Jeff Buckley – è la canzone perfetta per quando si ha voglia di vedersi scorrere davanti tutti i fallimenti della propria vita.
Catartico? Forse.
Masochista? Mi sa.

•Ci si può commuovere davanti a un orso abbracciante di skype.

•Quando a una ragazza ronza intorno un ragazzo -che le piace -diventa istantaneamente più bella – e non sto dicendo agli occhi di lui, no, no: diventa proprio più bella.

•Miranda Hart somiglia a una mia compagna di classe delle superiori.
E questo me la rende forse meno simpatica -non che la mia amica non mi stesse simpatica però, allontanandomi dalle mie compagne di classe dopo la maturità, non possono farmele più stare simpatiche come prima, no?

•Questa storia della fortuna dei giovani d’oggi, della mobilità, del viaggiare per il mondo, del parlare più di due lingue, del cambiare partner ogni cambio di stagione, della flessibilità nel mondo del lavoro, delle (quasi) infinite possibilità di scelta che abbiamo (studi, domicilio, matrimonio, figli) è tutto un mito -oppure sono solo io che inizio a sentirlo così?
Quando penso alla possibilità di appartenere a un posto, di crescere con gli amici di sempre, di stare con un fidanzato dall’adolescenza, di avere radici ed essere inserito a livello sociale, ecco, a me questo sembra impagabile -non il lasciare in giro per il mondo amici che non saranno più amici per mancanza di preziosa quotidianità, non avere amorazzi che forse potevano essere ma non saranno mai -o forse non potevano essere già in partenza-, non il fare lavori che non promettono nessuno sbocco futuro -quando non sono di puro e semplice sfruttamento -, non il cambiare case delle quali non ci si prende cura (che ci spenda i soldi il proprietario, quel pulciaro!) e nelle quali non si lascia nessuna traccia: questi sarebbero passi avanti? Davvero?
Lo sradicamento e il dover viaggiare leggeri perché tanto poi ci aspetta un’altra meta, non so, possiamo indorarli quanto ci pare (il mettersi in discussione, il conoscere nuova gente, il confrontarsi con diverse culture), ma non mi convincono. Tutto meraviglioso, ma non mi convince.
E no, non odio la mia vita di adesso, anche se mi sta stretta perché non vedo prospettive per il futuro, e non penso nemmeno che si stava meglio quando si stava peggio (le mie nonne non sono state più felici di me, questo lo so bene); infondo credo di avere una vocazione a una vita semplice, ma sento di non avere le basi per avere una vita così. In quale paese mi fermo se non appartengo a nessun posto? Con chi esco o chi invito a casa se i miei amici sono sparsi per il mondo?
Ma soprattutto: perché nessuno è mai contento con quello che ha?

di come un bel desiderio non si realizzerà… e di perché non sarà la fine del mondo

15 giovedì Gen 2015

Posted by io boh in dalla Spagna con spagnolità, egocentrini, en passant, promemoria, sfogo, sproloqui

≈ 3 commenti

Tag

autoconvincersi, bel desiderio, bilancio, delusioni, fine del mondo, geloni, morire, motivazioni, regia

foto dalla rete

foto dalla rete

Perché, ammettiamolo, questo mio bel desiderio non si realizzerà -e non dico nemmeno di quale desiderio si tratti così tra vent’anni potrò rileggere questo post e non associare questa delusione a quella attuale ma all’ultima che avrò avuto all’epoca (esatto: non ho mai capito ‘sta storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, io divido la gente in chi vede solo opportunità e in quelle che si fissano sulle delusioni -e conto di continuare a vedere delusioni anche tra vent’anni). Ciononostante, così come questo bel desiderio non si realizzerà -anche se mi faceva una gran paura (come un po’ tutti i miei desideri, fifona che sono!), non sarà la fine del mondo.

Le ragioni per cui non sarà la fine del mondo sono:

•perché potrò continuare ad ascoltare il mio coinquilino quando suonerà la chitarra, chiuso in camera sua. Sì, il suono attutito della chitarra, e soprattutto quello degli arpeggi, mi dà i brividini -e a me, i brividini, piacciono;

•perché potrò ancora godere del sole che batte sul balcone dalla mattinata fino alle 4 quando inizia a salire l’umidità e a insinuarsi il freschettino infido del pomeriggio;

•perché avere il cuore spezzato vuol dire che si avrà un cuore rimarginato, un giorno. Di delusioni non si muore -così dicono. Secondo me non fortificano manco, ma l’importante è che si sfugga alla morte, no? -Ma soprattutto per una questione di orgoglio, guardate.
-Come è morto tizio?
-Stroncato da una delusione.
No, no, ne va dell’onore;

•perché è, almeno per il momento, rimandato il rischio di ritrovarsi ad allevare geloni e a sbatterci continuamente contro -i geloni mi si fanno al minimo accenno di freddo; quello di urtarci contro è un mio talento innato;

•perché ho così tanto cioccolato in dispensa da poter salvare il mondo da una sua eventuale fine -o almeno risollevare gli animi di noi poveri morituri, che già non mi pare da poco;

•perché finché non sarò portata a fare un bilancio (e il concludersi di un ciclo, anche solo per l’inizio di un altro, ne ispira sempre uno, oltre ai benedetti propositi) il mondo non può essere così alla fine. Tutto ciò che mi evita di fare un bilancio -un’occasione per mettere ordine nella propria vita e migliorarsi, mi dicono dalla regia -è una benedizione. Anche le regie toppano, diciamocelo; e basta con ‘sto mettere ordine per mandare immancabilmente tutto all’aria!

•perché dovrò pur sopravvivere?! Dovrò pur autoconvincermi che non è poi la fine del mondo?!

•perché solo la fine del mondo è la fine del mondo.
Spero.

di cose apprese in queste settimane

12 lunedì Gen 2015

Posted by io boh in dalla Spagna con spagnolità, scoperte settimanali

≈ 8 commenti

Tag

amiche, compromesso, facebook, flessibilità mentale, immagini, inadeguatezza, parlare, tecnologia

foto dalla rete

foto dalla rete

•Facebook mi ha rovinato l’esistenza (e sì, il melodramma non mi abbandonerà mai).
Davvero, senza facebook (la mia insicurezza patologica, il mio senso di inferiorità e il mio masochismo innato -la lista è in effetti lunga) mi sarei risparmiata pianti, rimuginamenti inutili, malinconie insensate, preoccupazioni fini a se stesse e fantasticherie infondate (no, quelle no: quelle partivano ad minchiam anche prima).

•L’idea di compromesso è poco chiara a parecchie persone.
Forse sono io a non crederci, forse davvero si può pretendere di trovare una professoressa madrelingua, qualificata, con esperienza, che accetti di dare un’oretta di classe privata a domicilio a settimana, a prezzo stracciato, preparando le classi in anticipo per conto proprio… Forse sì. Poi si potrebbe chiedere a Jean Todt di cambiare le ruote della macchina, a Gordon Ramsey di portare la colazione a letto e a Toscani di scattare la fototessera della carta d’identità.
Se si hanno pretese si paga; se non si vuole pagare si abbassano le pretese, diamine! O sono io? Cioè ‘sta crisi invece di farci ridimensionare un po’, ci sta facendo chiedere l’impossibile, tanto chi vuole lavorare non ha molta possibilità di scelta.

•Parlare in macchina con un’amica, fino alle 2 del mattino, è impagabile.
Già è bello farlo in modo spensierato e leggero, ma è ancora più bello farlo parlando di quello che ci fa soffrire, di quello che ci fa sentire inadeguate e di quello che sappiamo dovremmo fare ma che proprio non ci viene naturale.
Ma fosse che st’ idea di sposarsi un uomo sia sbagliata? Fosse che sposarsi un’amica sia molto meglio?!

•Il mio approccio alla tecnologia sarà sempre quello di un ottuagenario brontolone e ottuso -o quello di un’ingenua dai facili entusiasmi (sempre amato gli opposti, io).
Possibile che ogni volta che faccio per inserire un’immagine nei post e mi compaiono le foto già pubblicate in precedenza, ci metto qualche tempo prima di capire che non è tra quelle che devo scegliere la foto nuova che voglio inserire? (Toh, guarda: allora, questa no, perché l’ho già messa; questa? Questa è carina, ma mi sa che l’ho già postata… Ah, questa pure. Stai a vedere che…). Possibile?
Possibile -.-”

di vorrei, non vorrei, ma se vuoi -che poi non so se lo vuoi perché pensi che lo voglia anche io o se lo vuoi veramente o se poi alla fine lo vorrei davvero

06 martedì Gen 2015

Posted by io boh in che c'è che c'è che c'ho, egocentrini, promemoria, sproloqui

≈ 11 commenti

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analizzare, ansia, autostima, dimenticare, emozioni, felicità, fobia sociale, forse, lasciare andare, malinconia, sentimenti, vorrei

foto dalla rete

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Allora, i propositi per il nuovo anno, sì, me li dovrò scrivere -rispetto all’anno passato sono rimasta così coerente che devo ancora scrivermi quelli del 2014 di buoni propositi, per dire. Ma ancora prima di definire i miei propositi, considerando lo stato della mia attuale autostima (a livello “difficile da pelare dalle suole delle scarpe”) e le riflessioni a livello personale che le feste mi hanno ispirato (trishti -meno inconsolabili e malinconiche dell’anno scorso, quello è stato da record e vorrei non batterlo, non in questa vita), vorrei (in linea col titolo e il post -che già so non brillerà per migliorità sugli altri) definire cosa vorrei per il prossimo futuro -da quello sarà (forse) più facile formulare dei propositi. Quindi:

-vorrei davvero, ma davvero tanto, essere felice senza malinconia. Vorrei davvero poter godere della compagnia delle persone cui voglio bene senza pensare a quando le avrò lontane e a quando non ci saranno più -trishti ‘sti pensieri, ve l’avevo detto.

-vorrei rafforzare la mia autostima.
La verità è che quando penso a come mi relaziono agli altri, mi rendo conto che la mia autostima non è proprio da rianimazione: non sento di frequentare persone che non mi rispettano e non sento di umiliarmi pur di non stare da sola. Finalmente quest’anno (cioè l’anno passato) ho anche iniziato a potare qualche ramo che non prometteva granché da un po’ e ho goduto di una soddisfazione nuova: quella di mandare a monte rapporti (inesistenti, c’è da dire) sbattendomene altamente. Questo forse fa di me una brutta persona, ma una brutta persona soddisfatta e a me va anche bene così.
Eppure, certe volte, entro in circoli viziosi di pensieri che mi riconducono a una sola conclusione: se sei da sola, non sei poi ‘sta gran persona. E anche se non c’è logica per questa mia convinzione interiore -perché alla fine non è vero (che quelli che non sono da soli siano meglio degli altri) -, non riesco a liberarmi dalla convinzione che lo stare da soli (e il tendere alla solitudine) siano sintomi dell’avere qualcosa che non va (ma per me comunque, non applico questa equazione al resto dell’umanità). E credo che questo abbia a che fare con la mia autostima…

-vorrei lasciar andare -pe’ davero però! – una persona, e “pe’ davero” intendo pe’ davero. Perché anche se l’ho fatto nei fatti -l’ho rimosso così bene dalla mia vita da non lasciare alcun segno che riconduca una mia azione a lui -, nella mia mente questa persona ancora soggiorna indisturbata. E, dato che mi rendo conto che mi attacco a lui (ormai un estraneo) per abitudine, credo che sia arrivato il momento di lasciarlo andare e basta. E credo anche che sarà una liberazione.

-vorrei superare l’ansia. Non mi sono mai considerata ansiosa fino a poco tempo fa quando, sentendomi dire che non sono ansiosa, un’amica quasi si faceva andare di traverso l’acqua che stava bevendo -e considero le opinioni (o reazioni) degli altri anche quando non dovrei perché penso sempre che, avendo punti di vista diversi dai miei, sono sicuramente più interessanti (vedi la bassa autostima).
Allora lì sì, ci ho pensato su e ho realizzato che sì, poi le cose le faccio, i viaggi li affronto e mi presto ai cambiamenti, ma la verità di fondo è che dentro soffro come credo solo un’ansioso può soffrire. Anche se parto, preparo la valigia con l’idea che potrei non tornare; anche se mi trasferisco, penso sempre alle brutte persone (sempre tutti brutti e cattivi nelle mie previsioni) che potrebbero rovinarmi la vita; anche se mi iscrivo alle classi di salsa, mi ci vuole tempo prima di superare la sensazione di non vedere l’ora di finire la classe.
E ok, sono pronta a riconoscere che non sono del tutto ansiosa, non rinuncio a un viaggio né a trasferirmi per l’ansia (alla classe di salsa anche sì, è che fobia sociale e pigrizia sono un mix letale), ma spesso l’ansia mi accompagna e mi rovina il meglio.

-vogliamo parlare della mia fobia sociale? Vorrei scalfirla un po’.
Perché anche se sono una di quelle persone che tende a diagnosticarsi tutti i mali di questo mondo e quindi ‘sta fobia potrei non averla (pero un po’ sì secondo me), perché l’idea di ritrovarmi tra persone sconosciute mi mette in apprensione? Perché quando vedo come sono socievoli e tranquilli gli altri, mi chiedo sempre perché anche io non posso essere così? E perché non riesco a scrollarmi di dosso il mio trascorso da bambina timida anche se sono ormai un’adulta? -ma soprattutto, perché una volta che si entra nel tunnel delle domande, non se ne esce più?

-vorrei parlare di sentimenti ed emozioni senza stranirmi e imbarazzarmi, vorrei tornare a sperare che serva a qualcosa e che valga la fatica.

-vorrei superare la mia tendenza ad analizzare le situazioni e le persone fino a sviscerarne tutti gli aspetti negativi, i contro e i difetti.
Questa smania di realismo e di senso della realtà (che, non avendo di natura, forzo), stanno iniziando ad avvilirmi. Vorrei iniziare a godermi le cose (situazioni e persone) per quello che appaiono (ecchissenefrega!), senza dover prima farmi un’immagine generale, esaustiva, saggia, matura… Du’ palle!

-vorrei imparare a gestire le delusioni perché non posso farmi sopraffare dalle stesse e ruminarmele per mesi -anche perché dopo un po’ perdono il sapore e mi faccio solo venire la gastrite, diamine!

-vorrei superare la tendenza al turpiloquio che mi accompagna da un po’ e riscoprire il gusto di usare le parole appropriate per ogni situazione.
…
No, la verità è che non voglio superare la mia tendenza al turpiloquio : D sennò come faccio a sfogarmi in modo (quasi) inoffensivo?

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