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alcol, amici, appartenenza, baciare, capire, coincidenze, complicità, comunicatività, confine, gratitudine, imprevedibilità, innamorarsi, liberazione, mangiare, nordici, ormoni, persona, piattola, proposte, qualcosa di nuovo, rimandare, secondarietà, sensazione, similitudini, sofferenza, sognare, solitudine, tapioca, tenerezza, uova di rana
(sottotitolo: che stia mettendo troppa carne al fuoco?)
•Mangiare la tapioca dà l’impressione di mangiarsi uova di rana.
È comunque un’esperienza, e non sono schifiltosa: i miei confini tra il mangiabile e lo schifo quasi corrispondono al mondo del commestibile -“quasi” perché a volte si confondono un po’ e si spingono nella terra del immangiabile.
•Ho capito -o credo di aver capito.
E spero che duri questa vaga consapevolezza -la quale per formarsi ci ha messo un po’. Ora provo gratitudine per una persona, e non tanto per lui e quello che ha portato nella mia vita, quanto perché la sua venuta mi ha messo in condizione di capire alcune cose e mi ha permesso di sviluppare, da sola, qualcosa di me.
Spero davvero che duri, che non sia tutto inutile, che non abbia ricadute pesanti e che possa davvero migliorarmi in qualcosa -sennò tutto questo (auto)strazio è stato inutile.
•Credo di aver scambiato l’intesa che sentivo per una persona per senso di appartenenza. Inizio a intuire che, nonostante la simpatia, la stima e la sintonia -cioè, non è che tutti ci fanno sentire di stare a casa, no? -, questo non vuol dire essere fatti l’uno per l’altro.
•Anche se non posso dire di essermi innamorata, ho capito che ho sentito, per un periodo, qualcosa di particolare. Nonostante questo “qualcosa di particolare” non mi abbia legato a una persona -anche per la mancanza del tempo necessario per affondare le radici in un nuovo terreno -, comprendo che mi ha fatto provare qualcosa di nuovo: bello -perché liberatorio – e terribile -perché disarmante.
Se si può soffrire senza innamorarsi, non posso immaginare cosa sia la sofferenza per amore. Così, al momento, non ho voglia di abbassare le difese, né di affidarmi a qualcuno; ho paura e sono un po’ scettica sulla riuscita del tutto. E poi sembra sempre che le cose belle riescano meglio agli altri, no? E a me, tipo, di impegnarmi a fallire, ecco, anche no.
•Il confine tra successo e insuccesso, tra riuscita e fallimento, tra equilibrio e instabilità, è molto sottile -e forse a volte non esiste, o non può essere definito.
•Dopo aver sognato di baciare un ragazzo, ci si sveglia con la sensazione di averlo baciato per davvero; il sorriso sulle labbra e la piacevole sensazione di formicolio da qualcosa-che-sta-per-iniziare.
•Per quanto i miei ormoni sappiano assestarmi certi rovesci che lèvete, alla fine la voglia di tenerezza e di complicità la vince su tutto. Ebbene sì, anche sugli ormoni in pieno sboccio primaverile.
•La mia fascinazione per come i nordici reggono -si fa per dire -l’alcol, è inossidabile.
No, ma davvero, come fanno a mantenersi costanti -cioè ubriachi, ma mantenendo lo stesso livello di sbronza -tra la quinta e “l’ennesima birra”?
E come fanno a reggersi in piedi?
•Ci sono persone così comunicative che fanno venire voglia di raccontargli la propria vita per riderne sentendola reinterpretata da loro.
•Eventi di assoluta secondarietà, che avevo però del tutto escluso potessero succedere -almeno considerando le possibilità reali e razionali -, possono ripresentarsi così, d’amblée, per una serie di coincidenze imprevedibili.
•Nonostante sia molto critica verso chi non riesce a stare da solo, mi sono accorta che sto iniziando a soffrire dello stesso male.
Dopo una giornata che ha segnato il raggiungimento di una tappa e la fine di un periodo, pur di non lasciar andare i miei amici e porre fine alla serata -se così si può chiamare l’aver passato insieme venti ore ininterrotte- avrei accompagnato a casa gli ultimi amici superstiti al tour de force, li avrei messi a letto e gli avrei rimboccato le coperte -tutto, pur di non perdermi un momento con loro.
Sto iniziando a risentire della mancanza di qualcuno che con la sua sola presenza non mi faceva mai sentire da sola -per quanto a volte avessi bisogno di isolarmi. Adesso, ogni volta che sto in buona compagnia e devo tornare a casa, non faccio altro che rimandare il momento. Spero di imparare a gestire questa tendenza prima di diventare una piattola -perché ancora non lo sono… Vero? Cioè, cari amici, il fatto che potrei rimanere a riassettarvi la camera dopo avervi dato il bacio della buonanotte e messi a letto, il fatto che preferirei appaiare i vostri calzini, riordinare alfabeticamente i vostri libri per autore e casa editrice, risistemare il vostro guardaroba per colore e cucire a mano orli e rammendi vari (mentre ancora dormite) pur di posticipare il momento di tornare a casa, non fa di me ancora, ufficialmente, una piattola, vero?
: (
Che palle.
•È bello vedere come, attraverso le proprie proposte agli altri, si arrivino a creare dei bei momenti.
Sommando questo al mio attuale bisogno di compagnia, il disastro è assicurato: inviti a oltranza, uscite come se piovesse e addio alle mie economie!