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e non metto "sex" sennò i prossimi lettori che capiteranno qui resteranno delusi, English, Malcolm Muggeridge
Pubblicato da io boh | Filed under tu Tarzan io cito
30 lunedì Mar 2015
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e non metto "sex" sennò i prossimi lettori che capiteranno qui resteranno delusi, English, Malcolm Muggeridge
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25 mercoledì Mar 2015
Posted amarcord, egocentrini, promemoria
inA distanza di più di un mese dalla mia partenza aggiungo questa canzone alla mia personale compilation spagnola.
La aggiungo adesso perché mi sono accorta solo ora quanto associ questa canzone alla mia partenza. A parte che credo sia stata l’ultima canzone che ho ascoltato nella mia vecchia casa, quando la mia camera era ormai svuotata, tutte le valigie pronte e allineate e aspettavo solo che venisse a prendermi il mio amico per accompagnarmi in macchina all’aeroporto. È anche vero che avevo scelto questa canzone per segnare quel momento, ma poi si è davvero legata a quella mia ultima settimana di vita a Valencia, sette giorni in cui ero costantemente esausta, per i pensieri non-stop, il fatto che non dicessi di no a mezzo invito e anche perché di notte non riuscivo a dormire -per non parlare dell’ultima ubriacatura scema che mi sono presa e dalla quale devo ancora riprendermi (psicologicamente, sia chiaro).
Di questa canzone mi piace l’energia che trasmette, è delicata ma energica, segna una fine ma anche un inizio (bla bla bla da partenze, lo so, ma provateci voi a partire per davvero e vediamo se non cadete nella retorica da espatriante – rimpatriante – whatever). E poi lei, la cantante, è bella -e la bellezza si lascia sempre vedere e ascoltare.
E no, questo mio spostamento di disagi esistenziali (c’è chi lo chiama trasloco) non ha nulla di simile a questa canzone, forget about glamour proprio, però c’è la stessa speranza di un po’ di luce, o meglio, di un bel bagno di luce, forse, un giorno.
23 lunedì Mar 2015
Posted scoperte settimanali
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biglietti di auguri, detergenti, esasperazione, pesce, pollo, porte tagliafuoco, trailer, vegetariani, white vegetarian
•Il detergente al limone usato per pulire (o anche solo profumare) i bagni del locale dove mi piaceva andare a Valencia è il detergente più usato al mondo.
La prima volta che mi è capitato di rincontrarlo -o riannusarlo -fuori Valencia, ho pensato subito al locale della mia vita precedente. Eppure adesso mi scoccia ritrovarlo in molti posti ai quali vado, è che dài che ti ridài slegherò il profumo al luogo a cui l’ho associato per tanto tempo, e non mi va l’idea.
•Gran parte della vita in Inghilterra si riduce all’esasperante esercizio di reggere porte tagliafuoco.
‘Na noia! Io non so come fanno gli inglesi a combinare la propria cultura ultra-educata e le porte tagliafuoco. Quando è che l’esasperazione arriva al limite? Io da italianotta sangue caldo l’avrei pure già superato ‘sto limite!
•Esistono i vegetariani bianchi, white vegetarian -ossia quelli che mangiano pesce e pollo.
Questa ancora non l’avevo sentita; ciò non toglie che se fossi un pesce o un pollo, a me girerebbero alquanto al sentir parlare di questi vegetariani: “e che non sono carne, io?”.
•Una delle conseguenze del vivere in Inghilterra è quella di diventare feticisti dei biglietti di auguri.
Il fatto è che la vita qua è cara -ora, non esagerata, non è che noi con l’euro ce la passiamo benissimo, ma cara sì -quindi, considerando la marea di negozi che vendono biglietti e bigliettini, uno è portato a iniziare a sfogare la lontananza da casa e la necessità di spendere soldi -sì, a un certo punto diventa necessario -con biglietti da inviare a parenti e amici.
Il problema non è tanto il costo dei biglietti che ho visto variare dalle 3 sterline e mezza ai 25 pence, no, il problema sono i francobolli, che in alcuni casi ti raddoppiano il costo del biglietto -.-“
•Due delle cose cui non riesco a rinunciare da italiana, costino quello che costino (vabbe’, quasi), sono: l’olio extra vergine di oliva e il parmigiano.
La pasta può essere del discout, il caffè -che manco bevo -può essere solubile (anche se faccio fatica a considerarlo caffè) e col pane in cassetta posso abbozzare. Eppure mangiare la pasta senza olio evo (sì, mo gli piace chiamarlo così, fa più figo) e senza parmigiano mi fa passare la voglia di mangiare pasta -e sì che ne ho viste di cose che voi umani… Per esempio la lasagna al tonno, o la pizza al pollo, o pane in cassetta e ketchup mangiati così in purezza, o la pasta preparata col pomodoro in scatola senza soffritto ne’ cottura previa. Chissà cosa mi riserverà ancora la vita.
•Meglio vedere un trailer dopo aver visto il film.
I trailer sono la causa della stragrande maggioranza delle delusioni del nostro secolo, e dato che le delusioni non le ho mai sapute gestire (perché ho sempre avuto troppa immaginazione), preferisco vedermi i trailer dopo, per ammirare o sputtanare (massì, è la stessa cosa) il lavoro del trailerista e per capire quali aspettative mi sarei creata se avessi seguito l’ordine inverso di visione, per non dire delle scene del film che appaiono solo nella promozione -una di quelle cose che dovrebbe essere classificata come truffa.
16 lunedì Mar 2015
Posted scoperte settimanali
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felicità, film, film tristi, internet, lacrime, love me like you do, Mildred Pierce, sogni, sorridere, tristezza
•Cioè, ma davvero la colonna sonora di questo momento della mia vita deve essere “Love me like you do”? La ascolto così spesso, non per scelta, che mi sono ritrovata pure a canticchiarla da sola.
Passatemi il francesismo, ma ho avuto periodi di merda con colonne sonore migliori in passato.
•Devo smetterla di guardare film tristi.
Sono appena uscita dal tunnel delle storie vere tristi, adesso mi manca solo abbandonare il genere “struggimento assicurato”.
Ce la posso fare, si?
•Quando sono felice riesco a contenere la felicità, quando sono triste non riesco a trattenere le lacrime.
E vorrei sapere come si fa, perché non posso fare l’adulta che si fa sopraffare troppo facilmente, no? Ecco, appunto, no. Ma come si fa?
•Anche una grande attrice (Kate Winslet, un’attriciona secondo me) può finire a recitare in un pappone anacronistico, surreale e forzato.
La visione di Mildred Pierce mi ha lasciato senza parole per i temi affrontati (ai quali non avevo mai pensato prima, ok, ma che ancora non mi convincono del tutto), per alcuni atteggiamenti, secondo me, ormai superatissimi e perché mi sembra una storia (il film è tratto da un romanzo) che affronta dinamiche femminili, ma da un punto di vista maschile (anche piuttosto antiquato) risultando quindi alquanto faziosa e lontana dalla realtà.
Via, i due pounds di prestito dalla biblioteca peggio spesi -manco che non fosse un film (una mini-serie in cinque episodi, ok) di qualità, ma lo guardavo e mi dicevo “ma che davvero?!”.
•Si può sognare di incontrare qualcuno che si conosce (e si fa per dire, conosce) solo attraverso internet.
Non so quanto quello che ho appena detto sia triste -sì, insomma, la vita che oggigiorno si confonde con internet e le non-persone che lo popolano, la finzione che vince sulla realtà, cioè: get a life!
Sì, vabbe‘, ma dato che mi sono svegliata sorridendo, ho deciso di non psicanalizzarmi troppo -e poi adoro i sogni che mi fanno sorridere quando li ricordo : )
09 lunedì Mar 2015
Posted scoperte settimanali
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casa, crollo, dubbi, efficienza, nervi, nostalgia, p.i.g.s., procratistinatori, scelta, tè col latte, weetabix
•È fisicamente insostenibile affrontare un trasloco, un altro spostamento e pensare di intrattenere due amiche a Roma nel frattempo.
Ci ho provato, mi sono spremuta come un limone, ho fatto finta di avere tutto sotto controllo, di poter riposare dopo, di non pensarci e non ce l’ho fatta, il crollo fisico (e i miei nervi) non hanno retto il debito di sonno e la fine di quello che è stato la mia vita per due anni.
•Il tè col latte è proprio buono. E il tè col latte e lo zucchero ancora di più -e lo dice una che da anni prende il tè senza zucchero dicendo è buono.
Devo solo capire perché quando lo fa qualcun altro è più buono ancora.
•Durante un trasloco è meglio non impegnarsi in post giornalieri -non nell’ultima settimana almeno.
Anche se non ho compiuto del tutto il mio proposito, ho postato di canzoni alle quali lego dei ricordi importanti e, anche se non mi piace lasciare le cose in sospeso, mi toccherà accettare che questa volta vada così.
•L’efficienza inglese in fatto di scadenze e di parole date è piuttosto discutibile.
Non me l’aspettavo eh, ma qui sono cinque giorni che aspettiamo che ci vengano portate le tende su misura a casa -proprio quelle tende che dovevano essere montate quattro giorni fa. Cioè, a me sta nomea di procrastinatori dei p.i.g.s. l’accetterei pure, se dei noti imperialisti con lo stesso problema non si sentissero superiori a noi per… Per cosa, di grazia?
•Amazing deve essere la nuova parola in voga quest’anno, un passepartout dei tempi moderni o anche solo la parola feticcio delle mie coinquiline.
Inutile dire che, nonostante il mio limitato lessico forestiero, a me, le parole che vogliono dire tanto senza significare nulla, stanno alquanto sul cavolo. E ho la sensazione che questo amazing! corrisponda al nostrano “straordinario!”, parola che aborro -basta guardare 15 minuti di televisione per contarne a bizzeffe e sviluppare un’orticaria da ascolto. Straordinario è la parola che dici quando non sai cosa dire -e non solo non sai cosa dire, ma non ti prendi manco quei due secondi per pensare a qualcosa di meglio da dire; insomma se un ragazzo per farmi un complimento utilizzasse la parola “straordinaria” (non importa la carestia sentimentale degli ultimi mesi) io mi farei venire qualche dubbio sull’accettare il prossimo appuntamento -ma mi aiuterebbe anche a radicare la certezza di non proporre di dividere il conto (cosa che invece continuo a fare senza arrivare mai da nessuna parte…).
Vabbe’, al prossimo appuntamento sparerò qualche “amazing!” o “straordinario!” ad altezza uomo e non pagherò il conto, vedrai come mi andrà tutto alla grande.
•Non so se è una questione genetica o culturale o di I.Q., ma io la ragione di esistere dei weetabix proprio non ci arrivo a capirla.
Cioè, quando quelli della weetabix hanno fatto una ricerca di mercato prima di lanciare il proprio prodotto -innovativo, di rottura, rivoluzionario via!-, chi cazzarola hanno intervistato per arrivare alla conclusione che ciò che il mondo chiede all’industria alimentare è un biscotto secco e sbricioloso di avena insapore?
•La possibilità di scelta -ma anche una certa botta di culo- è sempre l’inizio di una grande storia d’amore -o anche solo della benedetta età adulta.
E anche se la nostra non è stata sempre-sempre una storia d’amore, ho nostalgia della mia casa di Valencia.
Perché? Perché nonostante i suoi difetti, l’avevo scelta io.