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immagine dalla rete

•Un’idea creativa può sembrare pazzesca al momento dell’ideazione ed essere deludente dopo la realizzazione.

•Starmi antipatico (ci/ca/che -bi e a, bi e e, ba be…) alla prima impressione è la migliore garanzia per starmi simpatico (come sopra) dopo. Le mie antipatie sono simpatie che ci mettono del tempo a palesarsi.

•Ho letto questa considerazione sul blog freddoecaldo:

Una cosa triste è far trascorrere la vita senza permettere a nessuno di conoscere le nostre vere paure, un’altra cosa triste è far trascorrere la vita degli altri senza conoscere le loro.

Quanto può lavorare dentro una riflessione così?
Tanto.

•Ho il sospetto che, se anche dovessi seguire centinaia di blog, arriverà sempre quel momento (momento? MOMENTO? Eternità è!) in cui nessuno aggiornerà niente per un tempo che sembrerà infinito. Ma cosa vi ha preso a tutti? Mica c’avrete il vizio di avere una vita vera? Eh, lo so, càpita. Se ne può comunque uscire, io per esempio ho smesso. Non volete togliervi il vizio? Va bene, viziosi che non siete altro, vivete pure la vostra vita, andatela almeno a riferire sul blog però, e che è st’andazzo?! E le pagine di facebook che non si caricano mai?! Tutti a fare gli gnorri quando una ha bisogno di farsi gli affari degli altri, eh!

•Riconosco di essere facilmente impressionabile e che, prima di esprimere un giudizio, bisogna conoscere i fatti visti da più punti di vista, però permettetemi: leggo di certi uomini e di quello che impunemente pensano di potersi permettere con la propria compagna e (sì, ok i punti di vista da conoscere, sì ok) mi monta una rabbia e un’indignazione che la metà basterebbe. E non sto parlando dei criminali veri, di quelli che nei tribunali, per essere giudicati, ci arrivano per davvero; parlo di quelli che pur non alzando le mani e pur non commettendo altri reati (almeno non riconosciuti, perché gli abusi rimangono abusi, impuniti che siano) riescono a dimostrarsi dei geni del male che, ci scommetto, manco il gatto più malefico si farebbe accarezzare da loro per riproporre il duo evergreen di bondiana memoria.
Ed io proporrei un registro che contenga i nomi di questi delinquenti impuniti, perché mi piacerebbe sapere se sto avendo a che fare con una povera vittima dell’ex moglie o con un delinquente meschino e bugiardo. Una avrà il diritto di scegliere alla luce dei fatti?

•Jane Eyre c’est moi! Mi permetto di dirlo credendo che non è un Rochester a fare una Jane Eyre.

•Che sono intollerante e presuntuosa, suppongo.
C’è che vedo certi atteggiamenti degli altri che mi danno parecchio sui nervi, poi sì porto pazienza, non sbotto, cerco di contenere il mio sarcasmo (prima o poi tutte le battute al vetriolo che non ho detto mi faranno venire l’acidità di stomaco, lo so, oppure schiatterò avvelenata, chi lo sa), cerco di essere diplomatica (d’altronde nessuno è perfetto), cerco di capire che esistono realtà diverse dalla mia (tutte, praticamente), ma l’insofferenza dovrò pur sfogarla in qualche modo?!
C’è che sentire un quarantenne definirsi “un ragazzo di quarant’anni” no. Cioè… No.
Quelli che riescono davvero a convincere gli altri che tenerli al centro dell’attenzione sia una cosa normale e, anzi, necessaria – ‘gna posso fa’. No, però ditemi come si fa! Mi manca sempre il block notes quando devo prendere appunti!
Quelli che prima ti metti con l’avanzo di galera sfidando il mondo per affermare il tuo amore, poi ti lamenti che è un avanzo di galera -doh?
Quelli che hanno superato metà del cammin di loro vita e ancora sentono di potersi permettere capricci, dispetti e sfoggio di immaturità varie – I bacchetton, però n’se po’, n’se po’!
Quelli che si fa una cosa insieme una volta (una volta!) e nei secoli a venire quella cosa tornerà nei vostri discorsi come se non aveste fatto altro? Ci siamo fatti una spaghettata (cosa vi credevate? Del… la shueps?) una volta a mezzanotte, ok, è stato bello, ok, è divertente ricordarlo, ok. Ritirare fuori l’argomento per i prossimi vent’anni come se le spaghettate a mezzanotte fossero un’abitudine rodata non è poi così divertente, no? Quelli che… No, vabbe’.
Lo so che detta così sembro un mostro, e forse lo sono, chissà. Quando inizio a elencare tutto quello che faccio fatica a tollerare capisco perché mi ritrovo così sola. Quando inizio a enumerare, anche solo mentalmente, tutto quello che vorrei le persone mi risparmiassero, cresce in me la stima verso il genere umano perché, con me, non vuole averci a che fare. Però ci provo a capire, e a tenere a bada la mia ironia, giuro.
Lo so che bisogna avere pazienza perché tanto poi arriva il momento in cui gli altri dovranno averne con me e tanto vale fare in modo che ci sia uno scambio piuttosto che disprezzare prima e pretendere rispetto e attenzione poi, però ecco, i miei nervi sventolano bandiera bianca. Pietà, ve ne prego. Oppure evitate di parlarmi per un po’.
Comunque, quando a cinquant’anni mi definirò una ragazza cinquantenne, quando mi lamenterò del mio avanzo di galera scelto col lanternino, quando ripeterò all’infinito cose fatte ère geologiche fa, quando parlerò a voce altissima dei fattacci miei per avere l’attenzione di tutti, quando farò i dispetti alle mie compagne di camera all’ospizio, beh, allora vedremo quanto verrò ridicolizzata, vedremo di quanta pazienza sarà capace l’umanità. Ve lo dico io: non ci si fa!

•Non lo so se la felicità è un bicchiere di vino con un panino -nutro però qualche dubbio in proposito. Quello che so è che un film adorabile trasmesso inaspettatamente di pomeriggio su Rai1, ci si avvicina molto, alla felicità -che poi Ricette d’Amore è forse l’unico film che mi rende, non tollerabile, ma addirittura simpatica (per dire che l’adoro, sì) la presenza di Castellitto. Già, perché i film nei quali recita solitamente mi intrigano poco, per non dire che nelle interviste riesce a scartavetrare i miei nervi come pochi altri.
Quando gli ho sentito dire che legge gli scritti della moglie per correggerli e dirle cosa tagliare e cosa no (ricordo così), beh io davvero in quel momento avrei voluto essere Margaret Mazzantini. Perché? Perché avrei amorevolmente aspettato il suo rientro per lanciargli contro tutte le copie disponibili dei miei romanzi. “Decide cosa tagliare, lui, eh?” e giù coi libri!
“Ti fa male quello che hai deciso di lasciare, eh? Dimmi! Forse avresti dovuto tagliare di più, cosa ne dici, caro?”
No, ma davvero, Margaret: quando vuoi, chiamami.

•Che questa settimana ho raggiunto picchi di insofferenza che potrebbero valermi il ricovero per esaurimento. Qualche consiglio per tornare una persona trattabile?