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•Mettete un soggetto con una certa carica maschia (se il soggetto è maschio di nascita, certo) in una classe quasi completamente femminile e vedrete come l’ambiente si saturerà all’istante di testosterone.
Sarà per il processo di osmosi (ora non mi attaccate il pilotto con la storia di fluidi e gas che niente ci capisco, l’ho buttata lì così, tanto per), sarà che gli estrogeni hanno un’innata capacità di fare spazio a eventuale testosterone (è per guardarti meglio), sarà per istinto primordiale, ma io ora, in classe,  annuso testosterone e, vi dirò, non è spiacevole -il che equivale a dire che i miei ormoni ballano la macarena non stop.

•Quando l’umanità supererà la classificazione che prevede la silenziosità tra le caratteristiche negative di una persona, ecco, farà uno scatto avanti nell’evoluzione della specie -secondo me, che di certo non sono un’esperta di evoluzione dell’uomo.
Non so da cosa derivi questa discriminazione; non so perché il silenzio sia visto così male, perché sia così sgradevole, così poco sofferto. Perché non vedere il silenzio come un favore che qualcuno sta facendo agli altri, o a se stesso? Perché nelle pratiche spirituali il silenzio è apprezzato, ma nella società è da evitare? Non è necessario parlare per provare sintonia, comprensione, amore o felicità, non lo è, no?
Credetemi, non sono il rumore o le chiacchiere della gente a darmi fastidio (a parte quelle infinite, al telefonino, in luoghi pubblici), è solo che i giudizi spicci mi fanno perdere la pazienza, così come gli assiomi sociali che peccano di superficialità. Continuo a credere che il mondo interiore di una persona sia infinito, renderlo noto a parole è, secondo me, impossibile e parlare non vuol dire descrivere accuratamente la propria verità, non lo significa affatto.

•Capire mi ha altamente stufata.
Capire costa fatica, chiede di mettersi in discussione e di lavorare su se stessi per avvicinarsi agli altri.
Faccio del mio meglio per capire perché gli altri spesso sono molto più simili a noi di quanto crediamo e, alla fine, tutti abbiamo bisogno di qualcuno, nessuno basta a se stesso. Però, mi sono ripromessa di scioperare dall’attività di comprensione degli altri, ogni tanto, perché capire il più delle volte mi butta giù, destabilizza la mia autostima già piuttosto provata, quindi mo basta. Da ora in poi, ogni tanto, al momento di capire farò trovare il cartello: “chiuso per ferie”. Cioè, sì, si è liberi di pensare quello che pare, al momento di capire però non sono più disposta a relegare il mio amor proprio in un angolo, no davvero, tra persone adulte, anche no. Perché io valgo -e ve lo dice una che si fa il secondo shampo con il bagnoschiuma, quindi pubblicità occulta ciao proprio.

•È un poco triste sapere di essere una ragazza e accorgersi di avere un debole per gli uomini.
Chiamatela vocazione alla trasparenza -o all’essere trasparente.
Chiamatemi la donna invisibile -no, aspe’: la ragazza invisibile.
Mi sembra sempre di giocare a un gioco per bambini più grandi di me, che la mia partecipazione e il mio contributo al “gioco” dipenda dalla voglia che gli altri giocatori hanno di assecondarmi. Dato, però, che ho… gli anni che ho (Boris forever!), mi chiedo se questo non essere mai all’altezza, mai abbastanza, il non potermi mai misurare alla pari con un eventuale altro durerà per sempre.
Che poi dedicarsi all’ascolto di Billie Holiday è l’ultima cosa da fare in questi casi, elevare il proprio vago sommovimento ormonale a struggimento sentimentale è sleale verso se stessi. Billie, però, è Billie ♥ e ogni scusa è buona per struggersi ascoltandola.

•Per il gusto di parlare e di esercitare una lingua, parlo (fin troppo) quando mi converrebbe invece stare zitta.
Tipo che potrei dettare il mio conto corrente al primo che capita per il gusto di dire i numeri in una lingua diversa.
Sì, ‘na scema.
Sì, nulla di nuovo.

•L’adolescente che è in me non mi abbandonerà mai.
Questo significa che devo fare pace con la mia affinità elettiva per i jeans asessuati, il mio rapporto di convenienza con le scarpe basse (libido portami via!) e le fantasie (ingenue, immature e romantiche) che mi colgono in qualsiasi momento, con quasi qualsiasi soggetto.
Signor Harmony, quando vuole, mi faccia uno squillo che dispongo di materiale per più di qualche collana.

•Quando cerco una parola nel dizionario bilingue, di sicuro trovo una parola uguale all’equivalente italiano: anticonformista, comodo, honesto, aperitivo.
Quando mi permetto di improvvisare e dico la prima parola che mi sembra plausibile (nel mio mondo di traduzioni facili) sicuro scateno l’ilarità degli astanti per qualche stramberia inaudita.

•I lucidalabbra colorati sono una fregatura, una fregatura antiestetica -se può essere peggio.
Saperlo prima non sarebbe stato male, e non tanto per i soldi spesi, quanto per l’evitare di ritrovarmi come Joker al ritorno da una serata al pub. Giuro, ero più Joker di Joker.
Ma, ditemi, come diamine fa a sciogliersi e a insinuarsi nelle pieghette della pelle? Ma soprattutto: perché?
E perché a me?