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•I gestori scortesi dei locali di ramen non hanno alcun potere su di me. Gestori scortesi di locali di ramen, sappiatelo!
Cioè, alle dieci meno un quarto puoi pure dirmi che tutto quello che c’era da mangiare in cucina è finito, ok; poi però evita di chiedere, dieci minuti dopo, al collega, due piatti di non-ho-la-minima-idea-cosa :-/ Perché tu non sei una cima in rapporti col cliente, ma io non sono così cretina da tornare il giorno dopo per pranzo -eventualità che (scema io) avevo preso in considerazione. Eppoi, caro gestore del locale di ramen, ascolta a ioboh tua: bello, stai offrendo fettuccine in brodo, ok? Non stai elargendo esperienze dei sensi, ok? (mumble mumble, qualcosa mi dice che il Giappone mi dichiarerà guerra a breve) Rimane che non stai offrendo pollo al curry, per dire (sì, chiedo la protezione dell’India), non credere di poter esercitare ‘sto gran potere sugli altri, eh!

•Basta allontanarmi qualche giorno da casa (e dal computer) perché i blogger che seguo trovino ispirazione.
Ma ditelo, no? Dovesse servire, mi propongo di viaggiare per farvi scrivere post, poi non dite che non vi voglio bene.

•Prendere la decisione di non comprarsi più nulla di nero è il modo migliore per comprarsi qualcosa total black.

•Ai mercatini dell’antiquariato arrivo a prendere in considerazione di vendere qualche componente della famiglia pur di comprarmi qualcosa. Poi mi fermo prima.
Però, così, per curiosità, il valore di mercato di una nonna che sa fare le fettuccine o di una zia automunita, ecco, per curiosità eh, sarebbe da stimare…

•Firenze è una città che vale sempre una visita.
Agli Uffizi son stata tre volte, ma, vi dirò, sono pronta per il quarto giro.

•Sono una persona un po’ insondabile e tendo a starmene sulle mie.
Ogni volta che mi ritrovo in un gruppo, devo riconoscere (anche se mi costa perché è comunque un limite) che sono così e che è un po’ inutile lamentarsi dell’indifferenza degli altri -se si stancano prima di scoprire qualcosa di me, non è sempre colpa degli altri, ecco.
Tuttavia riconosco anche che, a me, il ruolo di osservatrice piace più di quello di interprete -cioè, a una festa non mi vedrete mai ballare sui tavoli; a una festa, mi trovate in un angolo a guardare gli altri e a fantasticare su quanto sarebbe bello ballare sui tavoli (e comunque sì, il mio angolo è sempre vicino al buffet).

•La coerenza non sarà mai di casa da me.
Se andando a Firenze mi riprometto di assaggiare il lampredotto, ma arrivo a mangiare pizza, arancine, cinese, giapponese e messicano (ebbene sì, il coreano m’è sfuggito per un pelo -che, oddio, parlando di mangiare mi fa pure un po’ schifo, il pelo, non il coreano), la prossima volta mi conviene partire senza ripromettermi nulla. O che mi convenga un viaggio in Cina, in Giappone o in Messico per assaggiarlo ‘sto lampredotto?!
Mmmm, e per il coreano invece?

•Rincontrare una persona con la quale, tre anni fa, la sintonia è scattata davvero all’istante è un balsamo per l’anima che dovrebbe essere passato dalla mutua.
Nei miei momenti di down, ripensare a questa persona e all’intesa che ho stabilito da subito con lui mi fa sentire che, per quanto posso valere poco, non posso valere nulla (sì, certo, quando mi ricordo di ricordarmi di lui -.-“).

•Mettetemi davanti una qualsiasi cosa luccicante e me ne starò lì a guardarla ipnotizzata e stordita -gazza ladra inside proprio.
Per spostarmi da una vetrina di gioielleria all’altra sul Ponte Vecchio, mi è bastato fluttuare -canticchiandomi Moon River tra me e me, of course.

•Esporsi alla visione prolungata di programmi sui matrimoni mi conduce a riflessioni meste.
Che poi, forse, chiedersi dove ho sbagliato, a ventisei anni, non è proprio sano -anche perché non riesco a risalire al mio errore… Ma dove ho sbagliato? DOVE? Sì, vabbe’, a parte la volta che mi sono fatta prendere dal panico quando Paolo mi ha detto che mi avrebbe sposata, ma avevo sette anni!
‘Azz, lo sapevo che non mi conveniva dare a vedere il mio rifiuto quanto piuttosto prendermi del tempo per deliberare…