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di cose apprese questa settimana CVIII

15 lunedì Set 2014

Posted by io boh in dalla Spagna con spagnolità, scoperte settimanali

≈ 12 commenti

Tag

amici, bambini, coinquilini, comprensione, comunicazione, dieta, difficolta, dipendenze, ego, egomania, fidanzati, merito, miglio, musicisti, ossessione, problemi, solidarietà, timidezza, tolleranza, usato

foto dalla rete

foto dalla rete

•Certi bambini “timidi” hanno solo un brutto carattere.
E non vi dico la fatica per formulare in modo civile questa frase -ho molti sinonimi volgari per “brutto”… Vi ho già parlato della mia tendenza al turpiloquio?

•L’acquisto dell’usato crea dipendenza.
Non sono nemmeno riuscita a festeggiare il superamento (almeno momentaneo) dell’acquisto compulsivo ai mercatini dell’abbigliamento -ho più di metà del guardaroba di seconda, terza e forse anche quarta mano -che già mi ritrovo nel tunnel dei libri usati : ( Il prossimo passo?

•La frequentazione di amici fidanzati dipende dalla lontananza che separa i due componenti della coppia. In parole spicce: più la fidanzata (o fidanzato) è fisicamente distante, più l’amico ti cerca per uscire.
Riconosco che è normale che sia così, tutti abbiamo voglia e bisogno di dedicare tempo a chi vogliamo bene e lo si fa stabilendo delle priorità. Eppure passare dal frequentarsi settimanalmente allo sparire del tutto, forse sono ipersensibile io, ma mi sembra un po’ radicale.
E comunque, stare, da sempre, dalla stessa parte della barricata è alquanto estenuante; venire chiamata quando non c’è di meglio, essere cercata quando il partner è fuori dal paese… Insomma, sono un’amica, mica un’amante! -e nemmeno una tappabuchi.

•Gli arpeggi di chitarra mi fanno venire i brividi.
Con un coinquilino che suona la chitarra non vi dico il tempo che butto in preda agli stessi -.-

•Quando la gente parla di qualcosa che le piace, si illumina e diventa anche più bella.

•Inizio a sentire che, in certi ambiti, mi capita di essere trattata come non voglio che mi si tratti.
Non escludo che forse sto covando qualche mania di persecuzione e che il mio ego abbia perso l’autocontrollo, ma mi accorgo di ascoltare, a volte, dei consigli o delle considerazioni da gente affabile (ma che non può dire di conoscermi) che alla fine mi sembrano ingiusti. Insomma, sento che non merito certe conclusioni sulla mia persona.
Per quanto si debba ignorare il giudizio degli altri perché è mosso da troppi fattori (e l’interessamento è tra i più rari), davvero non riesco a comunicare agli altri la persona che sono? Anche se so che passerò per un’egocentrica presuntuosa senza soluzione di ritorno, a volte non riesco a frenarmi dal pensare: “ma davvero merito così poco?”. Cioè, non è che non abbia problemi relazionali, e non sostengo di essere la vittima eletta di questo mondo crudele, ma posso credere che questa incongruenza tra quello che do e che sento di ricevere sia dovuta a un problema di comunicazione? O sto facendo la paracula?

•Il miglio ha un leggero retrogusto amaro.
O forse non l’ho lavato bene -se però l’argomento proprio non vi darà pace, vi terrò aggiornati al secondo assaggio. All’inizio di una dieta sulle intolleranze alimentari, l’eliminazione del frumento (sigh) e del latte (sniff) mi ha fatto virare su alimenti da… Come dire? Piccioni.
E i piccioni, si sa (oddio, non sarà proprio scientificamente provato, ma lo deduco), non sono dei gourmets: che voce in capitolo può avere un essere che si ciba delle briciole dei clienti del McDonald?
Appunto.

•Le diete generano un’ossessione per il cibo.
Nel mio primo giorno libero dalla dieta, ho mangiato come se non ci fosse un domani e, va bene che non è una dieta dimagrante, ma forse rispettare un po’ di più le effettive necessità del proprio corpo e non ingozzarsi della qualsiasi sarebbe un buon obiettivo alimentare.

•Certe volte, accadono dei fatti imprevisti a persone che conosci e non sai assolutamente cosa fare ne’ come reagire.
Se consideriamo il mio tasso di tolleranza del genere umano e dei suoi difetti, la mia attuale confusione interiore (esteriore, esistenziale, sostanziale, -ale quello che ti pare) e la mia innata inettitudine sociale, si può capire quanto un fatto, accaduto questa settimana, mi abbia colpito.
Al di là della profondità, della complessità dell’animo umano e delle sue manifestazioni impreviste (e mi costa dire questo “al di là” perché non stiamo parlando di bruscolini), quando accade qualcosa a qualcuno che conosco, ho capito che non so cosa fare -e, purtroppo, attraversando la mia fase di mancanza di solidarietà -, anche intuendo cosa sarebbe giusto fare, semplicemente non sento di volerlo fare.
Non sono orgogliosa di me in questo periodo; faccio fatica a mettermi nei panni degli altri e ne ho abbastanza di situazioni che sento non appartenermi e che non voglio facciano parte della mia vita. Mi sto concentrando molto su me stessa perché i miei problemi stanno iniziando a pesarmi e anche se non pretendo l’aiuto di nessuno nel risolverli, ho bisogno di stabilire delle priorità e definire su cosa voglio puntare nel futuro. Pensare di dedicarmi, ora, anche ai problemi degli altri mi sembra troppo, ancora di più quando sembra che non vogliano fare nulla per risolverli (ve l’ho detto: un’egoista!).
Eppure tutto nella vita (a livello sentimentale, sociale-relazionale, professionale) sembra voler dimostrare il contrario di quello che desidero o che sento di credere…
E mi viene il dubbio che rischio di diventare un’egomane, di lasciare il mondo fuori dalla mia persona per incapacità di comprensione e di esercizio di pazienza, di non stabilire mai dei rapporti profondi (i quali, non so perché mi appaiono tutti fondati su una leggerezza che al momento non riesco a esercitare, ma forse manco non mi appartiene).
Così facendo non potrò mai lamentarmi della solitudine -e non va bene mettersi in una posizione della quale non ci si possa lamentare (sennò come le spendo le energie che mi rimangono?).

di occasioni, di gioie della vita e di fine del mondo

19 mercoledì Dic 2012

Posted by io boh in egocentrini, segnalibro, sproloqui

≈ 3 commenti

Tag

compulsione, gioie della vita, libri, occasioni, romanzi, titoli, usato

immagine dalla rete

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Tra due giorni, quando il mondo finirà, e verrò convocata da un… Da chi potrei essere convocata? Da un funzionario dei cieli? Facciamo così (sono un’ottimista), so perfettamente cosa rispondere alla richiesta di quali siano state, secondo me, le gioie della vita. Tra le gioie della vita? Trovare dei libri usati superscontati. Che domande, funzionario!
Per esempio, l’altro giorno a Firenze, dopo aver scoperto una galleria di negozi -non è la prima volta che vado a Firenze, ma quella galleria, sotterranea, a Santa Maria Novella, e ‘un l’ho mai vista -, ho scoperto con entusiasmo un negozio di libri nuovi e usati superscontati. Spulciando per bene e prendendomi tutto il tempo -in quei momenti, per me, attacca la canzone We have all the time in the world perché non si può mettere fretta ai tempi necessari per riconoscersi e appartenersi (ah, l’amour…) -ho trovato tre libri a tre euro l’uno. Due libri appartenevano alla mia lista di libri da comprare -sì, ne ho una, scritta al computer, stampata su carta e piegata nel portafoglio così l’ho sempre con me (e sì, siamo in piena patologia: non solo lo faccio, ma lo dico e me ne vanto pure!). I tre libri sono: Lo scafandro e la farfalla, letto dalla biblioteca e amato ai tempi; Pappagalli verdi, anni e anni di “lo compro non lo compro, lo compro non lo compro” e ho dato un taglio a ‘sto tira e molla; e un libro di Bergonzoni, quello col titolo infinito (Non ardo dal desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna bambino animale o cosa).
Oggi, invece, passando da una libreria che si trasferisce, ho fiutato la svendita e, una volta letto il cartello di tutto a un euro, mi sono data da fare. Due passate, ché al primo giro qualche titolo può sempre sfuggire e mi sono orgogliosamente presentata alla cassa con i miei nove libri. È palese, scontato, inutile riconoscere che, a certe cifre, si tendono ad acquistare titoli che normalmente non si prendono in considerazione. Nessuno dei libri che ho comprato appare nella mia lista to buy: alcuni l’ho letti tempo fa dalla biblioteca e quindi non li ho come me -ma in una libreria ci stanno bene (Dieci piccoli indiani e Uno studio in rosso), altri sono titoli noti o di autori noti (Frankenstein, La guerra dei bottoni, Napoli milionaria e Il raggio di sole sul balcone -Marcel Proust), un altro perché l’autrice ha un bel nome (Felicità – di K. Mansfield), un altro perché è chick lit (e io qui devo confessare il mio desiderio di darmi alla chick lit, è la chick lit che non ricambia: ci provo a leggere i romanzi rosa, ma non è che mi intrattengano molto) e un altro perché mi deve chiarire i termini ebraici o yiddish che compaiono spesso nei romanzi degli autori di cultura ebraica -quelli (tutti!) che non spiegano mai a cosa cavolo si riferiscano.
L’altro giorno invece a Roma un cartello segnalava libri di narrativa a tre euro e lì mi sono appropriata di Il viaggio d’inverno della Nothomb -romanzo che non avrei comprato a prezzo pieno, non so nemmeno se mi piacerà, ma un libro della casa editrice Voland a 3 euro (la Voland c’ha la fissa dei 12 euro, anche per libri che sfiorano le 100 pagine, con tanto di prefazione), come dire? Non si ha da lasciare, s’ha da prendere: è questione di principio. Che poi, diciamolo, detesto le questioni di principio, ma è anche vero che ci sono principi e principi -così come ci sono principi e prìncipi (vabbe’, m’è scappata).

E… Sì, è un po’ scemo comprarsi libri a qualche giorno dalla fine del mondo, mi mancherà sicuramente il tempo di leggerli; ma tanto vale dirlo: a me comprare libri gusta quasi più del leggerli -anche se non compro per comprare e faccio delle scelte, altrimenti avrei una collezione di copie di Elementi di fisica quantistica (what’s?), Diritto pubblico (che io sono dell’idea che bisogna sposarsi o un avvocato o un commercialista, si fa prima ;-) e Introduzione alle lettura dei Promessi sposi… E, come dire? No. Però mi si dia una bancarella o un negozio con libri usati o in offerta e, a me, la giornata,  migliora magicamente.

E voi, invece, quando dopodomani avrete il vostro colloquio col vostro personal funzionario dei cieli (siamo ottimisti!), cosa risponderete a quali siano stati i piaceri della vostra vita?
E cosa rispondete a me se vi chiedo quale sia stato il vostro affare migliore, quello che vi ha dato più soddisfazione?

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