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~ nessuna pretesa, solo dubbi

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di cose apprese questa settimana XXI

26 lunedì Nov 2012

Posted by io boh in egocentrini, scoperte settimanali, sfogo

≈ 10 commenti

Tag

blog, capire, che tempo che fa, consulenza, Daniel Barenboim, desperate housewives, dovuto, famiglia, guida, maglione, melograno, ordine, pulizia, random post, Scavo, stop, torto, vaffa, Zubin Metha

foto dalla rete

•Mangiare melograni equivale a ridurre la cucina a una scena del crimine: tra i chicchi che schizzano via impazziti, quelli che si calpestano per sbaglio, il succo che tinge tovaglioli e strofinacci: ‘na traggedia! Per non dire come mi si riducono le mani… ‘Na zozzeria!

•Ho incontrato un meccanico che tiene l’officina così in ordine, ma così in ordine, che al prossimo invito, i miei ospiti li porto a mangiare direttamente nel suo garage -un tavolino da pic nic, due sedie piegabili e via! Chi me lo fa fare di pulire e rassettare casa quando c’è già uno spazio così impeccabile?

•Ci fosse una, una (one, un, eins, satu, 1), persona che quando le dai qualcosa, non si allarga; ce ne fosse una che quando le fai qualcosa, non sente che le è dovuto. Possibile che siamo tutti così?

•La famiglia è l’unico insieme di individui cui non si può piazzare un vaffa a cuor leggero.
Se penso a quante esortazioni a cambiare paese mi verrebbero spontanee  ma non arrivano a palesarsi, mi vien da pensare “che peccato!”. Se penso a quante esortazioni ad andarmene a un certo paese mi risparmio per un immeritato legame di sangue, penso “che fortuna!”.

•Domenica circa duemila italiani si sono alzati e sono usciti di casa per votare con scheda nulla alle primarie del PD.
Inutile dire che muoio dalla voglia di sapere chi so’ ‘sti duemila italiani (circa) che si sono registrati, hanno fatto la fila e hanno pagato due euro per consegnare una scheda nulla. MU-O-I-O!

•Ho scoperto la possibilità di leggere un post a caso nei blog di wordpress.
Fantastico! Già so che affiderò a questo strumento le scelte importanti della mia vita. Una scelta da fare? Consulta un random post prima di prendere una decisione! ;-)

•Due grandi direttori d’orchestra, tra di loro, si fanno regali normali.
Quando lunedì, a Che tempo che fa, ho visto Zubin Mehta allungare un regalo impacchettato a Daniel Barenboim, io già mi immaginavo uno spartito antico, una partitura originale, unica al mondo, manoscritta e con le correzioni scritte con lo stesso sangue di qualche celeberrimo compositore parruccone. E invece no, niente di tutto questo.
Il Maestro ha regalato all’altro un maglione -che tenerezza! No, dico: un comune cardigan blu -comune… Scommetto senza remore che pure l’etichetta era in puro cachemire, ma non è questo il punto. Il punto è: da dove cavolo mi è venuta l’idea delle correzioni scritte col sangue? Molto meglio il cardigan, Maestro Mehta, molto meglio.

•Gli autori di Desperate Housewives si sono bevuti il cervello. Non so trovare altra spiegazione alla scelta di far separare gli Scavo.
SHHHHH! Zitti! Non mi dite come va a finire, per carità! Non vi venga in mente di spoilerare ‘ché chi spoilera non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù, quando muore va laggiù. Tiè.

•Se io non sono un asso alla guida (non a caso giro con la mia bella P -il cui significato sarebbe comunque evidente anche senza essere visibile), non è che gli altri siano dei fenomeni -anche solo di logica.
Se inchiodo (perché non rallentare? Vabbe’, non stiamo qui a cavillare, mi fustigo per molto meno, su) a uno stop, non mi pongo il problema di quello dietro che lo stop non l’ha visto. “Se tu inchiodi così e io ti vengo addosso, dopo ho torto io”. Ehm-ehm. “Di grazia: da quando sono responsabile del tuo avere torto?”. Perché io so’ negata e ci sta, ma ci sta anche lo stop, e se alla vista dello stesso non rallenti per fermarti e mi viaggi dietro a tutta callara, io non saprei proprio cosa farci. Certo, potrei attraversarlo dritto per dritto e prendermi io il torto al posto tuo. In your dreams, honey.

•’Sta tendenza a dover capire gli altri (che è una sòla bella e buona: ciò che qualcuno prova, lo si capisce quando ci si passa in prima persona, lì sì che fa male) mi ha altamente stufata. Perché ho avuto delle fortune che gli altri non hanno, perché le situazioni degli altri sono peggiori delle mie, perché sono giovane e inesperta, perché e perché. Mo basta. Devo sopportare gli altri? Beh, altri, sopportatemi un po’ anche voi.
Sei infelice e vuoi stare al centro dell’attenzione? Guarda, oggi non mi va, facciamo un’altra volta? Facciamo che vado in aspettativa da pretese irragionevoli e capricci prepotenti?
Ho abbozzato tante volte, perché non ancora una? Perché non sono nata per abbozzare, né per accontentare tutti.
La vita è stata dura e tutto a un tratto sono diventata io il tuo problema? No, non sparare cavolate, non pensare di convincermene, non ci provare nemmeno -se vuoi impiegare il tuo tempo a crederlo, fatti tuoi, ma non sprecarne per rendermi nota questa tua  conclusione fuori dal mondo.

•Scrivere su un blog quello che vorrei poter urlare ad alta voce (sbattendo un po’ di oggetti a tiro e puntando l’indice contro l’interlocutore -sennò che gusto c’è?!) è molto liberatorio. No, davvero, so che i miei sfoghi non sono di nessun interesse per chi legge, ma io già mi sento meglio. Ahhhhhh, where were we?

•La prossima volta che mi viene in mente di chiedere (a distanza di un mese) quanto debba a un professionista per una consulenza di meno di un’ora, mi faccio passare la voglia. Meglio fare la gnorri, meglio sorvolare, meglio farsi cercare, soprattutto quando alla fine dell’incontro ci si sente dire che “Ma no, guardi, per questa volta nulla”. Come faccia “nulla”, a distanza di un mese, a diventare 188 euro, no so -non sarò portata per la matematica, ma non sono manco mai stata rimandata in materia. Comunque scema io a chiedere.

•Miei followati, sabato c’avete avuto un da fare che (quasi) manco una citazioncina-ina-ina scritta in fretta e furia avete pubblicato. E che è?!
Beati voi.

di cose apprese questa settimana IX

03 lunedì Set 2012

Posted by io boh in scoperte settimanali

≈ 7 commenti

Tag

avvilimento, blog, brava persona, commenti, compleanno, link youtube, p.s. I love you, telefono

foto dalla rete

•Vedere P.S. I love you avendo la lacrima facile è pressoché impossibile -nel vero senso della parola: provàteci voi a mettere a fuoco con le cascate del Niagara che sgorgano dai vostri occhi!
Comunque il titolo del film è preso da una gran bella canzone -daje de occhio lucido!

•Gli uomini che ti prendono in braccio baciandoti esistono solo nei film. E ti dirò, anche nei film risultano… come dire… cinematografici, irreali insomma (irreale non sta per “oddio che schifo”, quanto per “sì, vabbe’, spèraci”, non che non si riesca a vivere senza, così tanto per dire, tanto per non perdere l’occasione di inserire un’inutilità -ok ok, lettore, respira, ecco così, da bravo).
Viene da sé che, per essere baciata e presa in braccio, bisogna fare l’attrice -la mia recitazione è pessima ergo non ho speranze.

•Certe volte (questa non è un cosa che ho imparato, ma si sarà visto che ormai questo appuntamento settimanale me lo gestisco a cacchio, no? Chi potrebbe riprendermi, poi?) vorrei avere uno stuolo di seguaci dalla mia parte, tipo i lettori fedeli dei blog conosciuti, di quelli che, quando arriva un commento appena meno entusiasta della media, si scatena l’inferno che manco Massimo Decimo Meridio -e tutti a difendere l’autrice a suon di “è tutta invidia”, “sei una bella persona, si vede” e “sei una persona speciale”. Non ho l’aspirazione di volere questo per il mio blog -sè, ciao! Dovrei prima scrivere meglio per desiderarlo. Lo stuolo di entusiasti seguaci e difensori spadatrattisti mi servirebbe contro i miei stessi pensieri. Perché sì, riesco a essere la troll di me stessa, sì, non per vantarmi, ma disintegrarmi mi riesce bene. Osservando come gli altri si comportano tutti i giorni (e leggendone nei blog -anche se lì sapersi vendere fa apparire anche cose inesistenti) non riesco a frenare l’impressione che, a me, “il libretto delle istruzioni su come si vive” si son dimenticati di farmelo avere. Credo sia una sensazione diffusa però io riesco a far seguire a questa una serie di considerazioni avvilenti senza fine, e cioè che resterò sempre indietro, che ci sono cose che non capirò mai, che agli occhi di certe persone sarò sempre trasparente, agli occhi di molti apparirò per sempre ridicola, che non importa quanto mi impegni per fare bene non mi sembrerà mai abbastanza, che raggiungere gli obiettivi non mi renderà né più felice nè più amata… Che non sarò mai davvero buona. (In un blog precedente mi ero ripromessa di non lasciarmi andare a vittimismi intristenti e sono riuscita a portare avanti il mio proposito -manco a dirlo, avrò avuto quattro lettori in quattro anni, quindi alle ortiche i freni inibitori e i buoni propositi!) Ecco, in questi momenti, contro lo sconforto che mi assale, sento l’estremo bisogno di uno stuolo di sostenitori, e che siano ferventi e indomiti (sì, mi piacevano ‘ste due parole), che ritengano cose buone e giuste i miei entusiasmi e la mia felicità. Se proprio lo stuolo di ferventi seguaci non dovesse essere disponibile, mi basterebbe anche una vocina che dentro di me mi dicesse, convinta però, “Piantala, non dire cretinate!” (vocina di polso nevvero) “Tu sei una brava persona”. Se dovessi essere destinata a non saperlo, che lo sapesse qualcun altro va bene uguale; insomma, se quella vocina volesse, a volte, non essere solo dentro di me, potrei comunque farmene una ragione, ecco.
-Quindi, per giustificare la presenza di questo pensiero in questa lista, diciamo che è qualcosa della quale ho preso coscienza in questa settimana, toh.

•L’avvicinarsi del mio compleanno mi inquieta. Da bambina e da adolescente non amavo festeggiarlo, mi metteva in imbarazzo che qualcuno dovesse festeggiare con me, cantarmi Tanti Auguri (ossignùr, che vergogna!), farmi il regalo e prendersi la briga di essere gentile (accettasi numeri di buoni specialisti). Dopo, non so perché, ci ho preso gusto. Non mi piace più far passare quel giorno come se niente fosse, anche se è solo una scusa per fare qualcosa di appena un po’ diverso. Ecco, iniziare a fare qualcosa che ti piace per il tuo compleanno è una fregatura, tempo un anno e vorrai ripetere l’esperienza, una fregatura bell’e buona. Pensavo che crescendo passasse la voglia di festeggiare, che l’indifferenza per la questione fosse da persone adulte. Beh, probabilmente lo è, sono io che non mi sono evoluta -anzi, peggio, sto regredendo! Questa consapevolezza comunque non mi è di nessun aiuto… Perché non ho ancora deciso cosa fare o non fare il giorno X.

•Che devo rassegnarmi, che devo starci, non c’è speranza. Al telefono, parlando con persone che non conosco, sarò sempre, sempre, sempre! destinata a fare la figura della dodicenne impacciata “no-mamma-non-è-in-casa-al-momento”. Cioè, posso sottoscrivere piani tariffari, ritirare premi vinti senza partecipare ad alcun concorso, accettare di comprare la qualsiasi mi venga proposto via telefono e, alla cornetta (mi son retrò), ancora non riesco a parlare come un’adulta, non dico istruita, ma nemmeno appartenente al mondo civilizzato.
-Con chi parlo?
-…Ehm… Beh, mhm, cioè…mmmh
Odio!

•Lasciare commenti è piacevole quanto trovarne. Stavo per mettere “quasi”, ma poi anche no.

•Ci sono blog nei quali lasciare un commento richiede un iter che si fa prima a diventare cittadini americani.
Ti voglio lasciare un commento trascurabile, una cretinata patentata, una sciocchezza da niente, un saluto insignificante: non puoi chiedermi di riempire un modulo per questo! No, anzi, puoi: scòrdati il mio commento insulso però.

•Ci sono canzoni che non chiedono altro che di essere ballate, piano, cheek to cheek…
Ad esempio P.S. I love you cantata da Billie Holiday? Repetita iuvant.

di cose apprese questa settimana IV

30 lunedì Lug 2012

Posted by io boh in j'adore, promemoria, scoperte settimanali

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Tag

biblioteca, blog, fame, hey Jude, istinti omicidi, megabyte, Paul McCartney, silk èpil

foto dalla rete

•Quando sono a casa e ho voglia di leggere e in tv non c’è nulla, i blog che seguo non vengono aggiornati mai abbastanza.

•Mi sono ricordata di quanto mi piaccia andare in biblioteca. Non ci tornavo da tanto; per un po’ ho preferito darmi da fare a sfoltire il mio scaffale dei libri acquistati e da leggere -ne ho sempre una scorta, non posso ridurmi senza libro o senza poter scegliere quello che più mi va di leggere. Passando però in rassegna quelli che ho, ho capito che non mi andava di leggerne nessuno. Inutile dire che mi sono subito sentita giustificata ad andare in libreria a comprare un nuovo romanzo. Quello che cercavo -Jane Eyre (sì, è lecito insultarmi perché non l’ho ancora letto)-, non c’era, dico sul serio (sì, è lecito insultare la libreria in questione per non averne copie). Col senno di poi aggiungo anche: per fortuna, così sono andata in biblioteca. Ça va sans dire che non mi sono limitata a portare a casa il romanzo che cercavo, ma anche altri due.
Adoro la biblioteca, adoro non dover porre limiti sulla quantità, non fare la somma dell’ammontare (cifre spropositate, signora mia!). Bella sensazione! Bello il silenzio, bello il palazzo che la ospita, bello prendere in prestito un libro che non è stato letto per due anni.

•Ora so di avere circa 3070 MG di spazio per il mio blog.
Se ho tutti questi megabyte a disposizione per il sito e ne ho usati 2, perché mi monta un’ansia da dispensa vuota e famiglia al completo a pranzo? SOLO 3070 MG?!

•Lo sospettavo da un po’ ma non volevo starci.
Avete presente, ah la depilazione, ah una passata distratta di silk épil e via in minigonna per il mondo? Presente?
Bene. Balle! Scordatevelo!
Dopo quella cinquantina di passate, quando il rumore t’ha perforato definitivamente i timpani, quando provi un orgoglio sconfinato pensando di esserti assuefatta al dolore (sentite a io boh vostra: se non si prova dolore è perché non c’è dolore da provare; quale dolore se il benedetto silk épil non estirpa i peli ma li strappa?!), quando sai che comunque ti aspetta una sessione di spinzettamento acrobatico che meriterebbe la telecronaca di Galeazzi, quando la tua (beh, la mia almeno) pelle è ormai ridotta a pois rossi su fondo bianco latte, dopo tutto questo tu CREDI di poterti permettere di sfoggiare per il mondo i tuoi poveri arti provati e… Lo fai. Ti sarai meritata di indossare quel vestito che riposa nell’armadio in attesa di tempi migliori? Me lo sarò meritato?
Allora perché tu, sì tu, pelazzo malefico (il singolare è pro forma), palesi la tua presenza la sera del giorno dopo, quando il vestito è stato indossato e gli arti sfoggiati con una certa disinvoltura?
Il silk épil serve a darsi quell’aria da donna indaffarata e tecnologica; per depilarsi serve altro.

•Non posso più ridurmi a preparare la cena quando ormai ho una fame assassina. Meglio muoversi un attimo prima di aggredire chi mi rivolge la parola. Perché non ho fame finché ho fame e, quando ho fame, spendo le ultime energie a procacciarmi da mangiare, non a ragionare, o a essere una persona civile.

•Vedendo Paul McCartney all’apertura dei Giochi Olimpici, in particolare quando tutto lo stadio ha cantato Hey Jude, tutto-lo-stadio, tutto-tutto, tutti-tutti (giuro, anche io da casa non ho resistito al “nananannannannanà nanananà hey Jude”), ho capito il perché della popolarità delle droghe tra le rockstar degli anni ’60 e ’70 (maledette droghe! Ne aveste fatta una di cosa buona): secondo me, non servivano a trovare l’ispirazione, a obnubilare la mente o ad affrontare i concerti, no; servivano per tornare con i piedi per terra.

•Anche io riesco a nutrire istinti omicidi; quando? Per esempio quando camminando sul marciapiede, quelli che mi vengono incontro, in coppia, rimangono affiancati come se io non esistessi, o come se io, essendo spider man, avessi la possibilità di arrampicarmi sul muro per far loro strada -comunque l’umanità non è pronta a vedermi in calzamaglia, e io non sono disposta ad affrettare i tempi. In quei momenti, al grido di “Cedete lo passo”,  gli farei sentire tutta la mia esistenza, e il mio non essere Spider man,  nel modo meno diplomatico possibile.

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