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foto trovata qui

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•Portarsi una scorta base di medicine è la prevenzione migliore per non ammalarsi fuori casa -non che serva prendersele, basta averle con sé e i virus manco ti si avvicinano.
Quando porto con me un buon pronto soccorso, sicuro che lo stesso tornerà a casa intonso.
Qui in Spagna, amici miei, non mi sono portata un tubo di niente in medicinali… Ecco, appunto, lasciamo perdere.

•Vivere in Spagna, fare vita sociale e non amare la birra è un esempio della mia idea di vita dura.

•La perseveranza delle mie cotte (o schicchere -come mi piace anche chiamarle – od ossessioni -come sono in realtà) è dovuta alla solitudine che mi accompagna da un po’ troppo tempo.
Quando penso agli abbracci che non mi hanno stretto -mi si perdoni il tono drammatico, non è mia intenzione essere così solenne, o deprimente -, alle risate che mi sono persa e alle battute che non ho potuto fare perché non c’era nessuno a riderne (anche solo per cortesia), mi viene una malinconia indicibile, gli occhi iniziano a puntare il vuoto e il magone mi si scioglie con una lentezza esasperante.
Quello che nessuno ti dice sulla solitudine è che, quando ci si crogiola troppo in essa, si inizia a credere che gli abbracci, le risate e la compagnia mancati non si hanno avuti perché non si vale abbastanza, si inizia a provare vergogna per le proprie mancanze (quando di mancanze ne abbiamo tutti) e insofferenza per chi ti chiede di essere diverso per avere quello che desideri (della serie: come condannarsi a ulteriore solitudine).

•Quando una si sente la più brutta di un gruppo, inevitabilmente (se non lo è di già), lo diventa.
La brutta di qualsiasi gruppo, di amici o familiari, sono sempre stata io -e se non lo sono (tzé), mi ci sono comunque sempre sentita.

•L’uomo che soffre per amore, nella top ten dei soggetti sexy, sbaraglia la concorrenza (concorrenza? Quale concorrenza?) in un nanosecondo.
Colpa del gene femminile dominante denominato “gene della crocerossina” -quando poi ci metti accanto quello del “io ti salverò” e del “con me sarà diverso”, addio proprio.

•Per quanto ci si possa ripromettere di non fare mai qualcosa che si vorrebbe fare, alla fine si trova comunque una scusa per farla, sempre.

•Iscriversi a facebook (ebbene sì, ho ceduto -un po’ me ne vergogno però, già lo so che non sarò all’altezza) segna la fine del controllo sui propri impulsi sociali.
A me, iscrivermi a facebook, ha fatto venire voglia di chiedere l’amicizia al pizzaiolo dal quale alle elementari mi prendevo le mie mille lire di pizza… L’iscrizione a facebook dovrebbe essere vietata a persone come me, lo riconosco.

•Quando in negozio si è indecisi (“indecise” è più appropriato, immagino che i maschi nello shopping adottino lo stesso ragionamento lineare di quasi sempre: sì, no, no, sì, no -vita facile la vostra!) tra due articoli, meglio comprarne un terzo. Giuro, è a prova di ripensamento ;-)
L’altra opzione è comprarli tutti e tre :-D -comunque anche questa soluzione (pure già adottata dalla sottoscritta -cosa non si fa per istruire l’umanità?!) è a prova di ripensamento.

•Mi devo scattare un po’ di foto in cui mi piaccio (ergo: delle foto in cui non sembro io).
Quando devo scegliere una foto per un profilo o gigionate varie in internet devo risalire alle foto di minimo un paio d’anni fa… Per non dire quelle di quattro o cinque anni fa… Essoggiovane!