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•Il mio odio (ma anche repulsione, antipatia, insofferenza) per Halloween si radica ogni anno di più.
Passi per i bambini -perché mascherarsi è divertente e una scusa in più per stoccare dolci gliela si fa passare (zitti va, io aspetto di avere un figlio per avere una scorta extra di dolciumi in casa; vi abbiamo appena trasmesso “come essere una madre snaturata prima ancora di diventare madre”)-, ma tutto ‘sto indugiare sul tema… Bleah!

•Quando ho voglia di uscire io, non arriva mai l’ora di apertura dei negozi -e non smette più di piovere. Questo quando non è giorno di chiusura -ho una collezione di “basta, vado dal parrucchiere e faccio la mattata” tutti detti di lunedì (o di domenica). Manco a dirlo: ho lo stesso taglio da un decennio.

•Esiste un virus informatico detto “della polizia“.
Da una parte lo trovo geniale, dall’altra piuttosto ingenuo.

•Ho una bilancia sadica.
Se quando mi peso riesce a darmi quei chili, non può essere altrimenti: è sadica. (Qualcuno mi sostenga in questa negazione della realtà, per favore! :-)) Dài, che vi sostengo contro i vostri mulini, dài!)

•Ho messo a fuoco (ma le darei anche volentieri fuoco) che, se potessi cancellare una cosa di me, sarebbe quella vocina (figurativa, le voci ancora non le sento, ancora no -per ora) che, ogni tanto, mi ricorda quando valgo poco. Quando le rode per qualche motivo, riesce a dirmi che non valgo nulla, ma il più delle volte si concentra sul poco. “Ma non ti vedi?” -no, lettore, non tu, è la vocina che parla a me ;-) -“Non vedi quanto vali poco? Come pensi di poter avere ciò che desideri? Come pensi di potertelo meritare?”, la stronza (on dit comme ça à Paris). La prenderei a schiaffi, se solo non fossi tutta presa a darle retta e ad accartocciarmi su me stessa. Che poi, francamente, questo bisogno di “valere” non è un po’ poco umile, non è un po’ presuntuoso? Mah.
Quando quella vocina attacca la sua solfa, ho preso a canticchiarmi qualcosa tra me e me, per coprirla -tipo questo motivetto qui (correrò il rischio di dare a intendere di fare pubblicità, tanto non ho visto una lira: sòla doppia).
Forse un giorno funzionerà, forse un giorno si stancherà di parlare a vuoto.

•Secondo me c’è qualcosa che non va nell’aggiornamento della mia pagina reader di wordpress (quella nella quale compaiono gli ultimi post pubblicati nei blog che seguo).
O quella pagina ha qualcosa che non va (e secondo me, lo ripeto, non va), oppure le mie manie di persecuzione stanno allargandosi fuori controllo. E io ci terrei ancora a sapermi in piena salute mentale, per favore, Mondo, cosa ne dici di lasciarmene godere ancora un po’?

•Una lattina vuota, posizionata nella giusta angolazione, lasciata sotto la pioggia, di notte, in una strada stretta, riesce a produrre un rumore che io, sveglia alle 4, mi sono chiesta a cosa di preciso avessero applicato gli amplificatori -e perchééé???
Ho accavallato sogni su sogni con ‘sto sden…sden sden di sottofondo prima di svegliarmi (alle 4, come Califano) e capire che ‘sto sden sden…sdeden apparteneva al mondo reale. Dato che sono una fifona di primissima categoria, mi sono eroicamente raggomitolata nel piumone immaginandomi di quale morte atroce sto sden…sden…sden avrebbe potuto farmi morire -Dario Argento, quando vuoi, fammi uno squillo ;-) che ho qualche ideuzza (Profondo sdedén, Mater sdedenarum, c’è da lavorarci, via).
Poi ho preso il coraggio a due mani (nel mio caso, considerando la quantità di coraggio, bastavano due dita, ‘na pinzetta anche) e ho guardato fuori dalla finestra immaginando che avrebbe potuto essere l’ultima cosa che facevo in questa vita. Ho guardato fuori e…
sden…sdeden…sden…sden…
Niente.
Nessuno spirito di Jack lo squartatore a reclamare la mia anima, nessun fantasma a sbattere sulle inferiate per disturbare il mondo dei vivi, nessun vampiro a reclamare il mio sangue. Ho concluso che un malefico bicchiere di plastica fosse rimasto sotto la pioggia -e ci sarebbe rimasto dato che, alle 4, col cavolo che uscivo a toglierlo: poteva rimanere a smaltirsi da solo all’aperto risuonando come un ossesso sotto la pioggia.
La mattina dopo si è accertato che lo sden non era un bicchiere ma una diabolica lattina di qualche cittadino incivile. Glielo auguro io, a quel cittadino incivile, di addormentarsi cullato dagli sden (del tutto incostanti tra l’altro) di sottofondo -non gli sden della pioggia su una lattina, no: gli sden delle lattine che gli tiro addosso a st’ incivile!