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So che David Foster Wallace è un autore amato da molti, io, invece, lo devo ancora leggere -sì, lo so, ‘ste ammissioni di ignoranza abbissale dovrebbero essere precedute da captatio benevolentiae, giustificazioni o molto credibili o molto diplomatiche, ma oggi non mi va.
Questa mattina ho letto questa citazione ed è stata illuminante. Non so quanto ancora riuscirò a rimandare la lettura di un romanzo di Wallace, e non so quanto voglia ancora farlo.
Intanto rebloggo, sperando che l’autore del blog non mi chieda di non farlo; è la prima volta che rebloggo.

Citazioni

Avevamo un cagnone che mio padre teneva legato alla catena in cortile. Un mezzo pastore tedesco bello grosso. Odiavo quella catena ma non avevamo la recinzione, eravamo proprio sulla strada. Il cane odiava quella catena. Ma aveva una sua dignità. Quello che faceva era non tendere mai la catena del tutto. Non si allontanava mai quel tanto da sentire che tirava. Nemmeno se arrivava il postino, o un rappresentante. Per dignità, il cane fingeva di aver scelto di stare entro quello spazio che guarda caso rientrava nella lunghezza della catena. Niente al di fuori di quello spazio lo interessava. Interesse zero. Perciò non si accorgeva mai della catena. Non la odiava. La catena. L’aveva privata della sua importanza. Forse non fingeva, forse aveva davvero scelto di restringere il suo mondo a quel piccolo cerchio. Aveva un potere tutto suo. Una vita intera legato a quella catena. Quanto volevo bene a quel…

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